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sabato 13 novembre 2010

Concorso di Rutigliano 2010


23° Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta 
“Città di Rutigliano”


Dal sito rutiglianoeventi.it

Scelto il tema del 23° Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta “Città di Rutigliano”: “Fischietti e Unità d’Italia”. Nella tradizionale competizione artistica rutiglianese, gli artisti della terracotta di tutta Italia si confronteranno con un tema che caratterizzerà tutto il 2011 nel 150° anniversario della storica ricorrenza.
“Il nostro concorso si svolge nel mese di Gennaio”, dice l'assessore comunale al Turismo, Gianvito Defilippis, “e con questo tema daremo così il via in Italia alle celebrazioni dell'Unità Nazionale. Un tema che si presta a tante interpretazioni: dalla politica, anche attuale, alla storia, agli usi e ai costumi degli Italiani di ieri e di oggi. Sono convinto che anche quest'anno i maestri della terracotta sapranno sorprenderci con la loro straordinaria creatività”.
Ogni partecipante potrà presentare tre manufatti, di cui uno dovrà essere aderente al tema indicato; tema libero invece per gli altri due che potranno rispecchiare le tradizioni dell'ambito territoriale in cui opera l'autore. Le adesioni al concorso dovranno pervenire entro le ore 12.30 del prossimo 23 Dicembre all'ufficio comunale Cultura e Turismo, mentre le opere dovranno essere inviate o consegnate in porto franco al Museo del Fischietto in Terracotta “Divella” entro le ore 12.30 del 5 Gennaio 2011.
Le misure dei fischietti non dovranno superare i 25 cm. di altezza e i 20 cm. di profondità e di larghezza. Le opere ammesse al concorso saranno esposte al pubblico nel Museo del Fischietto in Terracotta “Divella” (con ingresso libero) dal 13 al 23 gennaio 2011 e verranno valutate da una giuria di esperti: al fischietto primo classificato andrà un premio acquisto di 1.300 euro, al secondo 600 euro, al terzo 400 euro. Premio speciale “Fischietto popolare” per l'opera più votata dai visitatori del Museo.

Info: mail        cultura@comune.rutigliano.ba.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
        tel          080.4763748
        fax         080.4763793

Ecco l'articolo di Gianni Capocorto apparso su lagazzettadelmezzogiorno.it

«Unità d'Italia? Col fischio!»
Rutigliano dedica al 150°
la gara del fischietto in terracotta

RUTIGLIANO - Anche i fischietti celebreranno (ovviamente a «suon» di satira) i 150 anni dell'Unità d'Italia. La giunta comunale ha deciso di dedicare la 23esima edizione del concorso nazionale del fischietto in terracotta «Città di Rutigliano» alla ricorrenza che caratterizzerà il 2011.

«Fischietti e Unità d'Italia» è il tema con cui si cimenteranno artigiani e artisti della terracotta di tutta Italia nella competizione artistica rutiglianese dedicata alla «satira fischiante».

«Capitando a gennaio - afferma l'assessore al Turismo Gianvito Defilippis - il nostro concorso, con questo tema darà in pratica il via in Italia alla serie delle celebrazioni dell'Unità nazionale. Un tema che si presta a tante interpretazioni - prosegue l'assessore -, dalla politica, anche attuale, alla storia, agli usi e ai costumi degli italiani di ieri e di oggi. Sono convinto che anche quest'anno i maestri della terracotta sapranno sorprenderci con la loro straordinaria creatività».

Ogni partecipante potrà presentare un massimo di 3 opere, di cui una dovrà necessariamente essere aderente al tema indicato; tema libero invece per gli altri 2 manufatti che potranno così rispecchiare le tradizioni dell'ambito territoriale in cui opera l'autore.

Le adesioni al concorso dovranno pervenire entro le 12,30 del prossimo 23 dicembre all'ufficio comunale Cultura e Turismo, mentre le opere dovranno essere inviate o consegnate in porto franco al Museo del fischietto in terracotta «Divella» entro le 12,30 del 5 gennaio 2011.

Un altro articolo dedicato al concorso qui:
http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article12677

mercoledì 27 ottobre 2010

I vincitori dei concorsi di Pertusio e Moncalieri - Ed. 2010

 I VINCITORI DEI CONCORSI 
PER FISCHIETTI IN TERRACOTTA 
DI MONCALIERI E PERTUSIO 
- EDIZIONE 2010 - 


Qui di seguito i vincitori dei concorsi per fischietti in Terracotta di Pertusio e Moncalieri.
Ringrazio Aldo Asaro per le informazioni e per le foto - Le foto si riferiscono al concorso di Pertusio


CONCORSO DI MONCALIERI
Hanno partecipato 16 fischiettai e 6 scuole con 45 fischietti e 300 circa realizzati dagli alunni-
Primo premio –Enrica Cinzia Campi-Torino
Secondo e terzo premio ex aequo-Di Martino Francesco, Di Martino Salvatore-Torino
Quarto premio –Anna Lisa Mangani Landi-Firenze
 Leggi il comunicato stampa qui.



CONCORSO DI PERTUSIO
Al concorso hanno partecipato 39 fischiettai più 6 scuole con un centinaio di fischietti oltre 300 circa realizzati dagli alunni
Primo premio - Mangani Anna Lisa Landi-Firenze
Secondo premio - Oddonetto Grazia –Cuorgnè To
Terzo premio 3° Liceo Scientifico Belfiore –Mantova
Menzionati-Bonotto Claudio-Nove,Giordano Rocco –Matera e Mimma Nicolosi-Torino.









domenica 17 ottobre 2010

Le Botteghe della Ceramica Sonora - I fischietti di Sciacca (Agrigento) – Giovanni Fisco e Vincenzo Arena

Con questo post inauguriamo una nuova rubrica dal titolo "Le Botteghe della Ceramica Sonora". A differenza della rubrica "Racconti e Suoni di Terra" - che i lettori del blog già conoscono e che riguarda gli artigiani tradizionali - si tratterà di una serie di interviste ad artisti che hanno saputo reinventare e rinnovare questa tradizione dei fischietti in terracotta.

Buona lettura!

Bisogna riconoscere che il momento scelto era stato infelice: è domenica mattina quando cerchiamo Giovanni Fisco e Vincenzo Arena per chiedere loro di parlarci dei fischietti e delle ceramiche di Sciacca. Così troviamo le loro botteghe chiuse, così come buona parte di quelle del centro storico. Per fortuna ci vengono incontro la grande ospitalità e gentilezza di questi artigiani: contattati telefonicamente, entrambi accettano di buon grado di incontrarci e di aprire apposta per noi la loro bottega. E c’è di più: fattasi ora di pranzo tra una chiacchiera e l’altra, Giovanni non esita a invitarci a casa sua per continuare a discutere davanti a un piatto di pasta con i pistacchi.

Dopo avere parlato nei precedenti post di Caltagirone e delle sue ceramiche fischianti, ci sembra doveroso soffermarci anche su un altro importante centro produttivo della Sicilia, come Sciacca (Agrigento). Lo facciamo ancora una volta dando voce ad alcuni degli artigiani più bravi ed apprezzati dagli amanti dei fischietti in terracotta, come sono appunto Arena e Fisco.

Sciacca e la sua antichissima tradizione nella lavorazione della terracotta
Una delle prime cose che Giovanni Fisco ci spiega è che ci troviamo in una terra che da secoli incrocia la sua storia con quella della lavorazione della creta.
“Io non sono uno studioso, ma dicono che la tradizione nella produzione di terracotta a Sciacca è anche precedente a quella di Caltagirone. Anche perché qui c’è il mare e gli arabi arrivarono prima, portando le loro tecniche e dando nuovo impulso all’attività artigianale.”
Ed in effetti nelle grotte del Monte Cronio – l’odierno Monte San Calogero - sono state ritrovate terrecotte risalenti al periodo di transizione fra l'età della pietra e quella del bronzo.
La città nasce probabilmente nel IV o V secolo a.c. durante la colonizzazione magno-greca della Sicilia. Era nota come Terme Selinuntine, in quanto utilizzata come centro termale dalla vicina Selinunte. Inoltre, già allora il centro era noto e apprezzato anche per le officine di vasai.

Poi nell'840 Sciacca venne occupato dagli Arabi, che dettero alla città il nome attuale e un nuovo impulso alla produzione figulina. E la produzione continuò anche sotto la dominazione Normanna, a partire dal 1087 e nei secoli successivi.
Dopo la II metà del '400 la ceramica di Sciacca era nota in tutta la Sicilia. Il prodotto più pregiato dei ceramisti saccensi erano le maioliche loro commissionate per ornare palazzi e chiese.
Dice con orgoglio Vincenzo Arena: “Sciacca fino al ‘700 era famosa per le piastrelle. Abbiamo pavimentato chiese di qualsiasi parte d’Italia!”

I fischietti tradizionali di Sciacca

Ovviamente non manchiamo di chiedere ai nostri artigiani della tradizione produttiva di fischietti a Sciacca. Ci spiega Arena che i fischietti erano già presenti a Sciacca nel XVIII secolo.
Sul fischietto tradizionale di Sciacca si hanno pochi riferimenti storici, perché nei 150 anni di interruzione della produzione tante informazioni si sono perse. Né ci sono libri e testimonianze sull’argomento, anche perché si trattava di oggetti poveri, che andavano nelle mani dei bambini, e poi magari cadevano a terra, si rompevano e venivano buttati. I pastori antichi, invece, ancora si trovano. Perché la gente se li conservava per fare il presepe. E poi magari si tramandavano di padre in figlio.
Sicuramente si ricorda che c’erano i fischietti del galletto e di alcune forme antropomorfe. Anticamente si facevano a Sciacca anche delle figure di santi, ma non sappiamo per certo se esisteva il santo a fischietto.

Da notare che a differenza di Caltagirone e di altri posti dove i fischietti li facevano tradizionalmente con lo stampino, da noi si modellavano tutti a mano, lo stampo non si conosceva”.

Oblio e riscoperta della ceramica

Come ci spiega Arena, questa tradizione produttiva così antica scomparì nel XVIII secolo per venire ripresa solo di recente.
“A Sciacca la produzione ceramica si interrompe nel tardo settecento e riprende a metà novecento, quindi c’è stata una interruzione di un secolo e mezzo.
Da quello che dicono gli storici la produzione è cessata a causa della concorrenza. Nonostante le produzioni pregiate, la concorrenza fece prevalere altri centri più attrezzati o che lavoravano meno sulla qualità.”

Nel 1940 la ceramica rifiorisce grazie al pittore e ceramista Calogero Curreri. E tra gli anni 60 e 70 una serie di artisti che si dedicano contemporaneamente alla ceramica, alla pittura ed alla scultura rilanciano ulteriormente la produzione. Oggi esistono nella città vecchia decine di botteghe che riprendono disegni e colori degli antichi maiolicari saccenti. Esiste anche un Istituto d’arte che forma nuove generazioni di ceramisti ed espone importanti reperti del passato.

Apprendistato e evoluzione stilistica di due artigiani

Chiediamo ai due artigiani di raccontarci dei loro esordi nel settore della ceramica e della loro evoluzione artistica.
Fisco: “Eravamo una famiglia di operai e l’unica persona che portava i soldini in casa era Papà. Quindi io ho fatto tutti i mestieri da piccolo: aiutavo a portare la croce in casa insomma.
Ho intrapreso il mestiere tramite mio fratello, che è pittore e ceramista, ed è stato anche insegnante all’Istituto d’Arte.
Ho iniziato facendo la produzione classica, ma a un certo punto ho detto basta. Dagli anni ‘80 ho iniziato a fare ceramica artistica. Tutti mi criticavano, e ancora oggi per molta gente io sono il folle della situazione, ma non mi interessava più quel tipo di ceramica, e ho dato un taglio netto.
Oggi credo di fare qualcosa di diverso da quello che fanno gli altri”.

Arena: “Mio Padre lavorava in campagna, mentre io mi sono formato lavorando presso un artigiano prima di aprire la mia bottega. Io sono del 1952, ed allora non c’era la legge sullo sfruttamento minorile: quindi all’età di 10-12 anni ero già in bottega.
Dal principale avevamo il forno a legna, dove ho imparato come si sistema la legna, come si inforna, come viene chiuso il forno, eccetera. Tutte cose che io ho immagazzinato e fanno parte della mia cultura di artigiano, anche se magari adesso il modo di lavorare è cambiato.
Ad esempio ho imparato anche come si fanno i lustri con il fumo, cosa che quasi nessuno sa più fare. Parlo non dei lustri metallici fatti con le sostanze chimiche che si comprano oggi, ma dei lustri veri e propri, quelli delle maioliche ispano-moresche. Quei riflessi si facevano appunto utilizzando i fumi in riduzione di temperatura. E così avviene che il verde rame diventa bronzo, o che il giallo diventa oro. E’ una tecnica che hanno inventato gli arabi. Oggi tutti parlano di fare il raku, ma secondo me nella nostra tradizione abbiamo delle tecniche di qualità superiore, come questa.
Oggi in un centro storico come questo non posso usare queste tecniche. Una volta ci ho provato e sono arrivati i vigili del fuoco, perché pensavano che stesse andando a fuoco tutto.

I fischietti moderni

Passando alla produzione di fischietti, bisogna dire che sia Arena che Fisco hanno il merito di avere coniugato tradizione e innovazione in una felice sintesi plastica.
Di eccezionale bellezza sono ad esempio i fischietti che troviamo nella bottega di Giovanni Fisco, che ci racconta: “Ora sono 20 anni che faccio fischietti. Me lo ha insegnato un vecchio figulo, che già allora era anziano ed adesso è morto. Come soggetti creo degli animali fantastici. Poi mi piace l’arte africana, per cui in alcuni pezzi mi sono ispirato alle maschere africane. Poi ovviamente riproduco dei soggetti classici siciliani come il galletto, gli animali, i santi.

Tutti i pezzi che vedi qui dentro sono fatti a mano. Quelli grandi sono fatti con sfoglie di creta: le accartoccio, compongo separatamente i vari elementi, e poi comincio a montarli. Un fischietto di queste dimensioni non lo puoi fare tutto in un pezzo. E’ la stessa tecnica che usiamo per vestire le statuette di creta: fai uno scheletro e poi lo vesti.
Nei miei pezzi grandi il fischietto è aggiunto con un pezzettino di creta a parte alla figura principale. In quelli piccoli invece il fischio è modellato direttamente con la figura.

I colori dei miei fischietti sono sempre molto vivaci perché la Sicilia è questa: da noi basta aprire la finestra per vedere questi colori!
Uso principalmente colori acrilici. Ho fatto varie prove, ne ho fatti anche a smalto con la seconda cottura. In altri uso un po’ di fissativo acrilico, che rende i pezzi lucidi come se fossero fatti a smalto, ma semi-lucidi, come fossero di cera.

Ci racconta invece Arena: “A fare i fischietti ho imparato da bambino osservando come li facevano gli altri. Non ho avuto un vero maestro, perché in fondo l’artigiano deve “rubare il mestiere” al maestro, nel senso che spesso il principale non ha interesse a insegnare i suoi segreti agli altri.
I soggetti che realizzavo io erano tutti animaletti, come uccelli, foche, gattini, e così via.
Mentre tutti realizzavano un fischietto monotonale, io ero riuscito a fare anche delle ocarine a 5 note. Era una figura a forma di fico, un po’ rotondeggiante, in modo ottenere una cassa di risonanza e i 4 fori.
Un’altra specificità che a Sciacca facevo solo io era il fischietto ad acqua.
Li lasciavo in terracotta non decorata o li dipingevo con colori acrilici, senza seconda cottura.

I miei fischietti erano sempre modellati a mano. Da piccolo lavorando in bottega ho imparato a modellare ed a tirare fuori da un pezzetto di creta qualunque forma. A mio parere allora gli artigiani imparavano una grande gestualità, una manualità che ora si è persa. Il tipo di mercato ci porta ad abbandonare questo tipo di produzioni, oggi alla fine succede che gli artigiani fanno tutti le stesse cose.

La crisi della ceramica di Sciacca

Tutti e due gli artigiani ci raccontano di una situazione difficile per le botteghe di Sciacca, causa di una competizione spietata che troppo spesso va a discapito della qualità.
Fisco nota come ci sia un parallelismo tra la crisi della ceramica attuale e quella vissuta da Sciacca nel tardo ‘700: “La ragione che fece cessare la produzione in quell’epoca è la stessa che rischia farla scomparire ora: la concorrenza!
Oggi si sta facendo una ceramica di cattiva qualità. Se un piatto tu lo dai a 40 o 50 euro, non puoi fare una decorazione come si deve.
Io fortunatamente faccio ceramica artistica, quindi la mia clientela è diversa da quella di massa. Io più che il turista aspetto che venga il cliente con gusti un po’ particolari. Ma per il resto in giro le botteghe hanno quasi tutte le stesse cose, e questo perché c’è questa concorrenza.
Abbiamo un Istituto d’Arte dove si insegna la ceramica, ma bisogna dire che escono dei ragazzi che fanno sempre le stesse cose che fanno i vecchi. Il rinnovo non c’è stato insomma.

Anche Arena è dello stesso avviso: Con la crisi è nata una concorrenza spietata che va a discapito della qualità. E chi fa ceramica di qualità è destinato a chiudere.
Molti degli articoli che abbiamo nelle botteghe sono adatti al turista che si vuole portare via un oggettino. La ceramica non sarebbe questa, ma purtroppo il pezzo importante a volte capita di venderlo e a volte non capita.
Io mi sono impegnato per fare un prodotto di qualità, che ci rappresenti, ma inizio a chiedermi: ne vale la pena? Perché alla gente poco importa di avere un oggetto raffinato, preferisce risparmiare 5 euro. E lo stesso prodotto si può fare con minor tempo senza che la gente se ne accorga.
Il mercato della ceramica di Sciacca è troppo limitato. Le botteghe non possono sostenersi con 20 giorni di turismo l’anno. Bisognerebbe trovare nuove forme di fare impresa, per fare conoscere il nostro prodotto. Ad esempio si dovrebbero organizzare delle manifestazioni di settore serie, non legate a questioni di mero folclore.

Il declino della produzione dei fischetti

La crisi e la concorrenza al ribasso, non risparmiano neanche la produzione dei fischietti.
Fisco ci spiega: “di fischietti ne faccio qualcuno per i collezionisti, ma non se ne vendono poi tanti”.

Arena ha addirittura deciso di sospendere la produzione di ceramica sonora, tanto che nella sua bottega non troviamo neanche un fischietto. Fortunatamente, ci confida che è sua intenzione riprendere la produzione, realizzando un prodotto innovativo.
“15 anni fa gli artigiani di Sciacca che facevano fischietti in maniera più professionale erano 3-4. Ma poi il collezionismo ha spinto molti artigiani a produrne anche loro. Magari ne facevano di meno costosi e di qualità inferiore, perché ovviamente per abbassare i costi qualche cosa devi togliere. A un certo punto successe che a molti turisti sembravano troppe 5.000 lire di allora per un fischietto, e allora ho capito che non era più il caso di continuare a farne, ed ho smesso del tutto.
C’è un mercato di qualità per i cultori, ma è di nicchia, non fa la differenza. Oggi i fischietti li fanno un po’ tutti, e se ne trovano di bassissima qualità. Io penso che il prodotto non deve essere così: il souvenir in se non ha più senso, ne abbiamo le case piene e dopo un po’ li buttiamo via.

L’intenzione è quella di tornare a fare i fischietti, di farne una serie diversa da quelli che facevo prima. Mi sono messo in testa di fare delle ocarine a 7 note. Non è detto che riesca, perché è una cosa da maestri. Però ci vorrei provare. Saranno colorati con una seconda cottura, usando tecniche particolari. L’intenzione c’è ma io ho tante nuove intenzioni. Poi spesso mi manca il tempo però”

L’ultima domanda che rivolgiamo ai due artigiani è se hanno un erede pronto a prendere il testimone della loro produzione. Rispondono con un pizzico di amarezza di non avere apprendisti o figli che hanno intrapreso la loro stessa professione.

Fisco: “Mi dispiace, ma la bottega rischia di chiudere quando io mi ritirerò dall’attività. Mi piacerebbe molto insegnare il mestiere a un ragazzo e portare avanti questo discorso. Solo che i giovani appena mettono piede dentro al negozio ti chiedono: quanto mi dai? Peccano di presunzione questi ragazzi, non ci si può discutere. Non cercano un Mastro per imparare. Cercano il guadagno immediato, e non hanno nessuna voglia di rinnovare la ceramica.
Però ultimamente c’è un ragazzo che mi ha chiesto di poter imparare la tecnica dei fischietti, e col mio aiuto sta facendo qualcosa”.

Arena: “Ho 2 figlie femmine, nessuna delle quali si occupa di ceramica. Una si sta laureando in lettere classiche e l’altra ha iniziato ingegneria. Mi dispiace, ma la ceramica la faranno gli altri”.

NOTE

Le foto dei fischietti - pubblicate per gentile concessione di Paolo Loforti - rappresentano nell'ordine pezzi di G. Fisco (pesce), V. Arena (pesce palla) G. Fisco (animale fantastico, maschera asfricana, uccello), V. Arena (pesce-uccello), G. Fisco (3 maschere africane) .

I testi sono di Massimiliano Trulli (massitrulli@gmail.com). Vietata la riproduzione.

Le informazioni storiche sono ricavate dal volume “Le città della ceramica – maioliche e porcellane in Italia, Touring Club Italiano in collaborazione con l’Ass. Italiana Città della Ceramica, 2001

giovedì 7 ottobre 2010

Fiera dei fischietti a Moncalieri - Torino


FIERA DEI FISCHIETTI

Il 17 ottobre 2010 a Moncalieri (Torino) -



La "Fera dij Subièt" venne istituita nel 1286 da Amedeo V° di Savoia per premiare i suoi sudditi. Vi erano bancarelle colme di beni per i popolani che venivano a far provvista per l' inverno, giochi, balli e soprattutto i famosi subièt (fischietti) di terracotta con cui si improvvisavano concerti all' arrivo del re e della sua corte.

Tutto continuò nei secoli fino al 1865 quando Torino dovette abbandonare il ruolo di capitale del Regno d'Italia e Moncalieri cessò di essere la residenza estiva dei Savoia. Scoppiarono tumulti ed i subièt suonarono in segno di disapprovazione e protesta.

Con il trascorrere degli anni la fiera diminuì di importanza e poi non fu più organizzata, rimasero però nella memoria popolare e nella tradizione di Moncalieri i subièt di terracotta.

Nel 1997 la Pro Loco decise di far rivivere la tradizione della fiera in concomitanza con l'esposizione straordinaria di fischietti allestita dal Circolo Saturnio, che ospita il museo del fischietto con una raccolta di circa 1000 esemplari di ogni foggia, colore e materiale provenienti da vari paesi del mondo e di varie epoche.

Una giornata di festa allestita nel centro storico, una fiera con costumi d'epoca e la partecipazione di gruppi storici che fanno rivivere l'atmosfera della corte sabauda nel 1700 e 1800. E' prevista inoltre l'esibizione della Filarmonina di Moncalieri e la partecipazione di auto storiche.

Durante la giornata potremo assistere alla premiazione del IX concorso nazionale "Sculture sonore" Nino Fiumara e partecipare alla distribuzione del Gran Risotto al cavolfiore di Moncalieri.

Nel pomeriggio il centro storico vedrà l'esibizione dei gruppi storici a cura del Circolo Culturale Saturnio e l'allestimento di un piccolo laboratorio curato da artigiani per la realizzazione dei fischietti da parte dei bambini.

A termine della giornata consegna di un riconoscimento agli equipaggi delle auto storiche.

Fonte della notizia: torino.mondodelgusto.it - link qui.

venerdì 16 luglio 2010

Un saluto a Totò Cardello

Totò Cardello con il Maestro Mario Judici
Ieri, 15 luglio, se n’è andato Totò Cardello. Mancherà molto a chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e lo ricorda come una persona generosa, colta, ironica, dai modi sempre garbati.

Sicuramente Totò rimarrà nel cuore di tanti artigiani e appassionati di ceramica sonora. In oltre 20 anni aveva contribuito come pochi altri alla riscoperta e al rilancio di questa forma d’espressione. Si trattava peraltro di un impegno volontario e disinteressato, dettato esclusivamente dalla sua grande passione per la cultura popolare della Sicilia e non solo.
Per questo proviamo per lui particolare affetto e gratitudine, per averci condotto – con gioia – nel mondo poetico dei fischietti.

Dal 1988 al 2003 Totò è stato il principale animatore delle 14 edizioni della Rassegna dei fischietti in terracotta di Caltagirone
, una delle prime iniziative culturali organizzate in Italia sul tema della ceramica sonora.
Sempre grazie al suo impegno e alla sua passione sono stati realizzati 4 numeri di Sibilus, pubblicazione specializzata che costituisce uno dei principali testi di riferimento per i cultori dei fischietti.

Ci piace ricordare Totò con le sue stesse parole, riportando di seguito il testo introduttivo all’ultimo Sibilus, in cui Totò tracciava un bilancio delle edizioni della Rassegna.

Grazie Totò.

Associazione Genius Loci


Sono trascorsi sedici anni dalla prima Rassegna calatina con la riscoperta dei vecchi, intramontabili “frischitti”, le terrecotte a fiato dei nostri progenitori, tenutasi sul finire di marzo ed i primi giorni di aprile in occasione delle festività pasquali del 1988, nei locali allora freschi di restauro di Palazzo Libertini di S. Marco, “sutta ‘a vota ‘o Viscu”.

Sembra ieri, ma quasi un ventennio è passato: ed è già tempo di consuntivi.
Torniamo a distanza di sette anni con “Sibilus 4” a tentare un bilancio dalle voci più varie ma parimenti significative, con grandi soddisfazioni per quello che in questi anni abbiamo seminato e raccolto ma anche con imprevisti e difficoltosi rallentamenti per le aspettative non raggiunte.

Prima fra tutte l’auspicata realizzazione di un Museo dove poter, stabilmente, esporre gli oltre quattromila reperti della dotazione dell’A.A.S.T. di Caltagirone, frutto di questi anni di dedizione e graditissimo dono di tanti amici vicini e lontani sparsi per tutta la penisola e, perfino, all’estero; rinomate piccole sculture sonanti appositamente realizzate per la nostra collezione e che, con gli anni, sono anche diventati patrimonio della nostra collettività, testamento e ricordo di lontane e tradizionali ricorrenze pasquali che stavano fra la festa dei Miracoli e quella dell’Addolorata ai Cappuccini, con le vecchie, colorate, indimenticabili bancarelle che esponevano i tanto desiderati fischietti della nostra infanzia.

Forse – e non ce lo auguriamo – per ragioni di forza maggiore, la presente pubblicazione potrebbe rivelarsi la conclusiva, come amare rimangono le assenze degli anni recenti in cui non è stato possibile essere presenti con l’annuale appuntamento primaverile.
Pertanto, tentare un consuntivo in queste pagine diventa anche un obbligo morale nei confronti delle nuove generazioni, che potrebbero a diritto rimproverarci per quello che si poteva fare ma che non è stato fatto.

Anni formidabili quelli che abbiamo recentemente vissuto, arricchiti da tante esperienze e nuove amicizie, e che hanno finora consentito la pubblicazione di “Sibilus” ma – come tutte le cose di questo mondo – segnati anche da traumatici e definitivi distacchi per tanti amici che ormnai appartengono solo ai ricordi.
Peppino De Fazio, il primo ceramista incontrato a Grottaglie nel lontano 1990, Mario Giani (Clizia), artista e galantuomo di vecchio stampo, Renata Frison Zanello, prematuramente scomparsa nel luglio del 2001 e le pagine che seguono cercheranno anche di “dare durata all’impossibile durata della vita”, come significativamente si sono espressi Serena e Roberto Zanello nel ricordo della loro cara congiunta.

Pagine per tornare a descrivere la ripresa di un cammino interrotto nel precedente numero al 1996, con il resoconto di ben altre sei rassegne e dei suoi tanti protagonisti.

Infatti, è a partire dal 1997 che, grazie agli originali allestimenti progettati e curati dagli arch. Luigi Belvedere e Stefania Piffero e realizzati dalla falegnameria Giuseppe Cannella & F., quella che finora era stata una semplice esposizione annuale di circa cinquecento fischietti diventa – con l’apprezzamento di migliaia di visitatori – una Mostra d’arte popolare unica nel suo genere mentre la pubblicazione di “Sibilus”, con i suoi fondamentali contenuti scientifici, contribuisce a incrementare le conoscenze antropologiche sul mondo variopinto dei fischietti, divenendo cenacolo e punto d’incontro tra i diversi cultori, studiosi e ricercatori delle ceramiche popolari a fiato. (…)

“Ci saranno sempre i tuoi fischietti che con il loro suono a volte stridulo ridaranno gioia e tranquillità…E quando qualche cosa non ti va a genio fischia forte forte”. Queste frasi ho ritrovato in un libro regalatomi da Jenny peril compleanno di 10 anni fa. A lei, a Ciccio, compagno delle prime gite fuori porta alla ricerca di sempre nuovi esemplari, a Salvo, già esperto conoscitore di stili, tipologie, p’rovenienze ed artisti di fischietti, a Maria Antonietta che pazientemente mi ha supportato e sopportato in questa particolare “sindrome da Peter Pan” un grazie di cuore.

Salvatore Cardello 2004

Un post con una intervista a Salvatore Cardello è stata pubblicata su questo sito

http://geniuslocimatera.blogspot.com/2009/11/caltagirone-e-i-fischietti-della.html

giovedì 1 luglio 2010

Mostra di arte postale a favore di Haiti - Spazio Libero - Matera

Mostra di arte postale ed asta silenziosa

“Uno scarabocchio per Haiti”

SPAZIO LIBERO Viale Aldo Moro, 33 - MATERA

1 Luglio 2010 – 31 Luglio 2010



A partire da oggi 1 Luglio e fino al 31 Luglio 2010 presso Spazio Libero a Matera in Viale Aldo Moro, 33 saranno in mostra 150 cartoline artistiche arrivate dall’Italia e da diverse parti del mondo (Grecia, Romania, Canada, Stati Uniti, Filippine, Svizzera, Serbia). Gli artisti (aderendo all’invito dell’Associazione Culturale Genius Loci diramata via internet) hanno creato delle opere in miniatura aventi le dimensioni della cartolina e realizzate con diverse tecniche: collage, acquarello, penna e pennarelli, matita, altre tecniche artistiche nonché cartoline realizzate in stoffa dall’artista Teresa Gai.

I lavori sono stati creati sia da artisti che utilizzano la mail art come tecnica privilegiata e sono conosciuti a livello internazionale – che da bambini ed adulti che si sono cimentati per la prima volta con questa forma d’arte per prendere parte attivamente a questo evento di Mail-art dove la generosità è sempre d’obbligo: ogni piccola opera è grande per l’anima che contiene e viene lasciata ad altri con sentita partecipazione e fraternità. Ecco cosa scrive Beatrice Toscano, operatrice presso un centro di Agno (Svizzera) nella lettera allegata alle cartoline realizzate nel centro in cui lavora come art counselor:

"Egregi signori, ho visto il vostro annuncio "A doodle for Haiti" su Facebook ed ho deciso di proporre agli utenti del centro diurno dove lavoro di preparare alcuni scarabocchi. Con tanto piacere vi invio gli scarabocchi che abbiamo fatto sperando di poter contribuire anche noi ad un piccolo aiuto per Haiti. Trovo l'iniziativa meravigliosa perchè dà la possibilità di partecipare anche a chi per svariati motivi non ha possibilità di partecipare in altro modo. Un grazie di cuore a chi ha avuto l'idea ed a chi l'ha attuata"

Lo scopo della mostra e dell’asta delle cartoline è quello di raccogliere fondi da inviare ad Haiti. Il progetto ha preso l’avvio il 22 Maggio con la Giornata dello Scarabocchio, organizzata dal I Circolo Didattico P. G. Minozzi e dall’Ass. Culturale Genius Loci. In tale occasione sono stati raccolti, ed inviati all’Unicef per l’emergenza Haiti, 600 euro.


(Disegni realizzati durante la Giornata dello Scarabocchio)

Presso Spazio Libero, oltre ad partecipare all'asta per aggiudicarsi una cartolina d'artista, sarà possibile ricevere una cartolina da "scarabocchiare" ed inviare ai propri amici o parenti donando un solo euro e poter ripetere così la bellissima esperienza della Giornata dello Scarabocchio.

(cartolina da scarabocchiare ed inviare)


Spazio Libero ha messo a disposizione “la sua casa” nel mese di Luglio per continuare questa maratona della solidarietà a favore di Haiti. La mostra di arte postale pro-Haiti si snoda attraverso un percorso espositivo tutto da scoprire: i rinomati arredi e complementi delle nove imprese materane che hanno dato vita al Consorzio.

Orari di apertura : Lunedì ore 16,00 - 20,00

Da Martedì a venerdì: ore 9,00 - 20,00

Sabato ore 9,00 - 13,00

www.spazioliberomatera.it

Telefono Verde: 800-180769


Per maggiori informazioni sulla mostra Ass. Genius Loci Matera 335.8185461

Le cartoline pervenute possono essere visionate sul sito dedicato all'evento:

www.accademiadelloscarabocchio.blogspot.com

lunedì 21 giugno 2010

Fammi un fischio - Pertusio 2010



“FAMMI UN FISCHIO”
6ª Mostra Concorso del fischietto in terracotta
“Galli, Galline e Galletti”
dal 3 al 10 ottobre 2010

Ecco di seguito la lettera di invito inviata agli artisti per la mostra/concorso dedicata ai fischietti ed organizzata dalla proloco di Pertusio:

Carissimo/a amico/a rieccoci pronti per l’appuntamento con la mostra concorso “Fammi un fischio”, la manifestazione dedicata all’ARTE ed ai BAMBINI, giunta quest’anno alla sua 6^ edizione.
Grazie alla Tua preziosa presenza ed alla bellezza delle tue opere, la mostra ha ottenuto sempre maggior risalto ed apprezzamento.
Saremmo lieti se anche quest’anno volessi contribuire, con la tua presenza, alla riuscita della manifestazione che si terrà il 10 ottobre 2010, nel corso della quale, come in ogni anno, sarà allestito il tradizionale mercatino.
Sei pronto per farci ammirare e sentir fischiare i tuoi bellissimi “Galli, Galline, Galletti”?
E aspettiamo te e le tue opere per tanti fischiettanti ………
…… Chicchirichì e Coccodè
Associazione Turistica Pro Loco di Pertusio


Qui scaricate il bando:
http://www.prolocopertusio.it/img/Regolamento2010.pdf

Per maggiori informazioni sul concorso:
fammiunfischio@prolocopertusio.it oppure tel. : 3492700293 – 3357864800 – 3402664924

domenica 20 giugno 2010

Cuneo: i fischietti in mostra nei negozi del centro storico

Pubblico integralemnte questa notizia di una mostra molto interessante e curiosa! I fischietti in terracotta del nostro caro amico Armando Scuto saranno in mostra a Cuneo nei negozi del centro storico e presso il palazzo Samone.
Fonte della notizia e delle foto: il quotidiano online della provincia di Cuneo.

Cuneo: i fischietti di terracotta a Palazzo Samone e nei negozi del centro storico



A luglio una mostra permette di scoprire fischietti di terracotta risalenti all'epoca precolombiana. Fischietti di tutto il mondo nelle vetrine degli esercizi commerciali del Porticone.


Una mostra a Palazzo Samone ed un’iniziativa che coinvolgerà diversi negozi del centro storico. Sono legate entrambe ad un oggetto dalla storia lunga e curiosa: il fischietto. Non solo strumento di lavoro di arbitri e vigili urbani, ma anche e soprattutto esempio d’arte o addirittura reperto archeologico risalente ad epoche molto antiche. Alla storia del fischietto la città di Cuneo, con la collaborazione del Porticone e dell’Atl dedica due eventi estivi. Dal 2 luglio al 1 agosto le sale di Palazzo Samone ospiteranno la mostra intitolata ‘Toltecatl l’Artista – Fischietti in terracotta precolombiani’. L’originale rassegna, costituita dai pezzi della collezione di Armando Scuto e Monica Ciaburro, proporrà un percorso suddiviso in cinque stanze: nelle prime due le opere delle culture Colima e Totonaco Vera Cruz provenienti dal Messico, nella terza la cultura Maya Jaina delle penisola dello Yucatan, nella quarta e quinta stanza opere provenienti dal Perù e dell’Ecuador. Si tratta di veneri, figure sorridenti, divinità, animali, guerrieri, musici, giocatori di palla risalenti anche al 500 avanti Cristo, oggetti di terracotta che attraverso lo ‘screditato fischietto’ offrono un assaggio di storia ‘prima della storia’ delle civiltà precolombiane.

Ai fischietti in terracotta è legata una storia lunga ed affascinante che riguarda da vicino anche la terra di Granda. A Cuneo i più anziani ricordano il ‘Subiola’, un signore descritto come ‘alto e distinto’ che vendeva ocarine e galletti fischianti insieme ai dolciumi al mercato di Cuneo. Molto più antico è il fischietto del Museo Antropologico delle Raccolte Civiche ritrovato negli scavi durante i lavori di rifacimento di piazza Boves. Un oggetto risalente al XIV secolo con forme di animale proveniente forse dall’area monregalese. In pochi lo direbbero, ma i fischietti dicono molto della storia dei paesi da cui provengono, presentando caratteristiche bene definite ed uniche di una nazione o di uno stato. Parte anch’essi della collezione di Armando Scuto e Monica Ciaburro i fischietti dal Mondo sono invece protagonisti dell’iniziativa espositiva curata dal Particone, l’associazione dei negozianti del centro storico del capoluogo. Le opere verranno esposte il giovedì sera, giorno di apertura settimanale dei negozi, nelle vetrine degli esercizi aderenti al progetto. Nelle stesse serate alcuni artigiani mostreranno al pubblico le tecniche di lavorazione dei fischietti in terracotta . P.L.

giovedì 17 giugno 2010

I Cuchi e lo zodiaco. Mostra a Nove


Il gruppo dei Cucari veneti presenta a Nove ( Vicenza ) la mostra dal tema

"I Cuchi....e lo zodiaco."

Piazza De Fabris - NOVE

Dal 19 Giugno al 4 Luglio 2010

lunedì 14 giugno 2010

La Festa Europea della Musica a Matera




FESTA DELLA MUSICA. GRANDE EVENTO

NONOSTANTE IL NO DEL GOVERNO


MATERA

«L’adesione di 18 associazioni alla realizzazione del calendario delle manifestazioni della Festa della Musica, in programma a Matera dal 17 al 25 giugno, è la conferma del risultato positivo di una formula che può essere mutuata». Lo sostiene Gigi Esposito, presidente dell’Onyx Jazz club, che ha promosso l’iniziativa anche nel 2010 e che, insieme ad altre 17 associazioni ha animato un cartellone di numerosi eventi che si svolgeranno nei luoghi più suggestivi della città.

«La comunicazione che il Mibac – Ministero per i Beni e le attività culturali – ci ha inviato e nella quale spiega di non aderire alla Festa europea della Musica non riduce il nostro impegno. Siamo convinti che il principio della sinergia che l’iniziativa di Matera attua concertamente è il metodo migliore per trasformare idee, progetti, opportunità in strumenti di sviluppo del territorio sotto il profilo culturale, ambientale e sociale.

Dalle mostre fotografiche, alle passeggiate, alle iniziative di tutela del patrimonio ambientale, fino alla raccolta fondi a favore delle associazioni, il messaggio che crediamo debba passare è che la città possa candidarsi in modo più qualificato a diventare Capitale europea della cultura, se proprio quella cultura diviene patrimonio da preservare, difendere in nome di una crescita e di un’attenzione che devono rappresentare il valore aggiunto per l’impegno di tutti noi.

Sono convinto – conclude Esposito – che la Festa della Musica sia il primo passo di un percorso che stiamo dimostrando di poter compiere».


Scarica e stampa il programma completo della Festa Europea della Musica a Matera QUI!



La Festa Europea della Musica a Matera

......tra escursioni, mostre fotografiche, laboratori, concerti, films, videoperformance, Jam Session, fumetti, fischietti e....passeggiate in bicicletta

25 anni di onyx




martedì 8 giugno 2010

Massignano si infiamma!





Massignano si infiamma - 2010

simposio sui materiali e le poetiche della ceramica sonora

_sabato 12 e domenica 13 giugno_

Massignano - Centro Storico - ore 9.30-23






III RASSEGNA DI PIPE E FISCHIETTI IN TERRACOTTA

Due giorni che trasformeranno il centro storico in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto

Gli artisti, provenienti da tutta Italia, si ritroveranno nel centro storico sabato mattino e daranno inizio alla costruzione di forni di bottiglia e cartone, dove saranno cotti manufatti in terracotta.

lunedì 31 maggio 2010

Conclusa con successo la Biennale!


- Premio Giuria Popolare - Fischietto vincitore "Cucù con pesci" di Tommaso Niglio
(Foto di Antonella Mazzilli)


BIENNALE INTERNAZIONALE DEL FISCHIETTO IN TERRACOTTA
EDIZIONE 2010

CONCLUSIONI E PREMIO DELLA GIURIA POPOLARE A TOMMASO NIGLIO.

Si è conclusa ieri con grande successo la II Edizione della Biennale Internazionale del Fischietto in terracotta “Città di Matera” – che ha visto ancora una volta protagonista assoluta l’arte della ceramica sonora.
Numerosi sono stati i visitatori durante i 15 giorni della mostra concorso: materani, turisti e scolaresche hanno visitato la Biennale con i suoi 252 fischietti, hanno potuto ammirare la bellezza del luogo che ha ospitato la mostra - la Chiesa Rupestre di Santa Maria de Armenis (una grande scoperta per tanti materani che non l’avevano mai vista prima! )




Tra il numeroso pubblico che nelle ultime giornate ha visitato la mostra vi è stata l’artista Marianne Ban – ungherese - che ha colto l’occasione della Biennale per visitare sia la mostra che la nostra città. La sua meraviglia è stata tale che ha deciso di donare diverse sue opere per il futuro museo Internazionale del Fischietto in terracotta da farsi a Matera a cura dell’Ass. Culturale Genius loci. Le opere donate in questa seconda edizione del concorso sono 144 che insieme alla collezione privata dell’Associazione Genius Loci ed ai fischietti donati nella prima edizione della Biennale tenutasi nel 2008, creano una nutrita raccolta di circa 500 fischietti italiani e stranieri.


(In foto gli artisti Onofrio Chieco e Piero Colapietro - in arte Pico - che mostrano l'arte del costruire un fischietto)
Come da consuetudine l’Ass. Genius Loci ha proposto laboratori creativi gratuiti a bambini ed adulti, frequentati in questa edizione da scolaresche di bambini della Scuola Primaria e Scuola Media e famiglie.
Le scolaresche con i loro insegnanti, ma anche le famiglie ed i cittadini materani, che si sono succeduti incessantemente durante i giorni della mostra hanno decretato con il loro voto il vincitore assoluto per il premio della Giuria Popolare che si è rivelato essere Tommaso Niglio con l’opera di dal titolo “Cucù con pesci” con 196 preferenze. (Foto di apertura, in alto)

Lo spoglio ha interessato 1245 schede che restano a disposizione di chiunque volesse prenderne visione presso la sede dell’Associazione, per 3 mesi. Il premio della Giuria Popolare consiste in un assegno di euro 250,00.

L’iniziativa, ancora una volta, ha contribuito a far conoscere la ceramica sonora nelle sue svariate forme, colori e provenienze agli oltre 2800 visitatori ed è stata un'altra occasione per allargare la rete di contatti tra collezionisti, artisti, artigiani e neofiti “del fischietto in terracotta”.
L’inizitiva, per voce del presidente dell’Associazione Culturale Genius Loci, è stata resa possibile grazie al contributo della Regione Basilicata -Dipartimento Agricoltura, Banca Popolare del Mezzogiorno, Camera di Commercio di Matera, Altrimedia Edizioni. Ulteriori ringraziamenti vanno al Comune di Matera, Al Consorzio Vini Matera DOC, allo Slow Food di Matera, alle aziende Tenuta Zagarella e Montemurro e al Dott. Armando Scuto presidente dell’Associazione Anemos.
Arrivederci all’edizione del 2012!








TOMMASO NIGLIO


(Foto di Antonella Mazzilli)

venerdì 28 maggio 2010

Le ceramiche fischianti di Antonio Navanzino tra fiaba e devozione

E’ un piacere stare ad ascoltare Antonio Navanzino che racconta delle sue ceramiche e dei suoi fischietti. Spesso gli artigiani della terra cotta sono uomini abituati a far parlare soprattutto le loro mani, ma meno avvezzi a raccontare a parole di sé e del loro mestiere. Non è il caso di Antonio, che riesce ad appassionare il suo interlocutore. Sarà forse una dote che ha appreso lavorando come docente all’Accademia delle Belle Arti, o scrivendo come ceramologo sulle riviste specializzate. O forse è semplicemente frutto della grande passione che ha per il suo mestiere e per le tradizioni della sua terra, la Sicilia. Questa passione traspare ad esempio quando ci parla della magia del fischietto:

“E’ una cosa bellissima: il fischietto è fatto di 4 semplici elementi: aria, terra, acqua, fuoco. Ma quando ci soffi l’aria dentro, con questo gesto banale tu gli dai vita all’argilla, perché la fai suonare! E’ quasi come riprodurre l’atto divino con il quale Dio soffiò sulla materia e creò l’uomo.”

La nostra chiacchierata ha luogo nella bottega gestita dal giovane ceramista a Caltagirone. Antonio ha solo 32 anni, ma può essere considerato a pieno titolo erede della tradizione antichissima che questa città vanta nel settore della ceramica e nella produzione dei fischietti. Il Padre Francesco, ceramista anche lui, ha appreso il mestiere nell’antica bottega Iudici, e Antonio stesso ha imparato a fare i fischietti da Salvatore Leone.[1]
“Quella è una foto di Papà a 10 anni nel laboratorio della famiglia Iudici – ci spiega indicando una foto degli anni ’40 che tiene incorniciata nel suo studio. Gli Iudici sono ceramisti da generazioni. Già nell’800 esisteva la bottega Judici - con la “J” lunga, che poi col tempo si è trasformata in “I “ all’anagrafe.”

“A Caltagirone, come in tutta l’Italia del Neorealismo, i bambini dovevano lavorare, dovevano imparare un mestiere. Papà scelse proprio quello di ceramista perché gli piaceva disegnare. Quindi andava a scuola, all’istituto d’arte, e il pomeriggio - ed in estate tutta la giornata - frequentava la bottega Iudici e la fabbrica Vella.”

Totò Leone e gli altri maestri di Antonio

Parlando dei suoi esordi nel mondo della ceramica sonora, Antonio non dimentica di tributare un omaggio a una serie di artigiani ed amici che gli hanno trasmesso la passione per i fischietti. Persone che lo hanno arricchito sia umanamente che dal punto di vista tecnico, e gli hanno permesso di diventare il ceramista raffinato che è oggi.
“I fischietti miei ho iniziato tardi a farli. Papà comprava i fischietti da Salvatore Leone, un semplice muratore che, ormai settantenne, realizzava questi che in Sicilia sono chiamati pasturi , e li vendeva in giro. Io avevo 16, 17 anni, e rimanevo affascinato da questi oggetti così popolari, strani, che mi davano il senso della cultura che ho sempre amato, la cultura nostra. Rubavo uno alla volta a Papà i fischietti che lui metteva sullo scaffale. Se ne è accorto quando quelli miei sono diventati 200!”

“Una volta chiesi a Migliore, un ceramista che ospitava Leone, di farmelo incontrare, perché avevo voglia di capire come si realizzava questo fischietto. E Salvatore Leone con molta umiltà, con molta semplicità, mi disse: ma che ci vuole? Niente: prendi due stecche, un po’ di argilla. E d’un colpo mi ha mostrato la tecnica.
La cosa più importante che mi spiegò lui è di perseverare nel fare il fischietto a modo tuo. Ognuno di noi ha una sua tradizione. Invece capita di vedere un po’ ovunque questi fischietti commerciali tutti uguali. Questo è il commercio!"

"Ma io volevo fare proprio il fischietto popolare siciliano, quello di Leone, questo contadino che non sapeva nemmeno parlare correttamente in italiano, ma che aveva scoperto il segreto di come l’aria poteva passare attraverso l’argilla producendo un suono." Ed in effetti i primi fischietti fatti da Antonio circa 10 anni fa e che lui ancora conserva nel suo studio ricordano molto da vicino quelli di Leone.
“Conservai la lezione di Leone e di questo suo modo di fare i fischietti. E a quel suo messaggio - il fischietto fattelo a modo tuo! - rimango fedele tutt’oggi.”

“Devo ringraziare mio Padre, perché mi ha dato la bottega in mano e non mi ha detto mai: ma che minchia stai facendo? (scusate se uso questa parola). Qualcun’altro avrebbe potuto dire: sono minchiate, stai sprecando argilla! Invece lui – che fa parte dei vecchi artigiani - ha sempre compreso le mie scelte. Ed io ho sempre chiesto consiglio a lui.”

“Ma più di tutti, però, devo ringraziare Totò Cardello,[2] perché io avevo già imparato il fischietto, ma l’avevo un po’ accantonato. Con Cardello ci siamo trovati una notte all’aeroporto di Bologna ed abbiamo passato insieme 12 ore ad aspettare l’aereo. In 12 ore si raccontano tante cose, e lui mi ha raccontato di questo mondo dei fischietti. E mi ha invitato a partecipare alle varie mostre.”

Proporzioni e “sproporzioni” nell’arte popolare

Antonio ci spiega come il suo particolare stile nasca in realtà dalla fusione di varie suggestioni: l’amore viscerale per la cultura popolare, l’interesse per stili e scuole diverse, la sperimentazione continua nel campo della tecnica ceramica. E ci spiega anche come l’imprecisione e la mancanza di proporzioni che sono proprie dell’arte popolare, a volte, possano conferire particolare espressività ad un soggetto.
“Non cerco necessariamente la bellezza in un fischietto, perché non voglio che si perda quel messaggio di fischietto popolare, di popolarità.
La tradizione Siciliana è grandissima. E’ così vasta che penso non mi basterà la vita intera per analizzala. E quindi spesso io trasporto nei fischietti quello che imparo sulla cultura popolare.
Analizzando i fischietti popolari ho capito quanta parte conservino della cultura contadina. Li modellavano artigiani che non conoscevano le proporzioni e non sapevano realizzare una figura utilizzando le proporzioni corrette, ma comunque riuscivano a realizzare lavori molto espressivi.
Io non posso fare come loro. Ovvero: potrei anche farla una riproduzione di questi fischietti tradizionali, come scelta commerciale. Ma metterei un vestito che non mi appartiene, e sarebbe anche ingiusto nei confronti di queste persone che avevano quel tipo di cultura. Io ne ho un’altra.
Quindi il mio fischietto nasce da una trasformazione, alla Dragonball. Metto insieme il popolare, la cultura dell’artigiano, l’antropologia. Faccio un cocktail di tutto questo, miscelo, ed escono questi fischietti. Se devo realizzare un’opera di arte colta lo faccio rispettando le dovute proporzioni. Ma al fischietto voglio dare un senso diverso, popolare. Facendo capire che conosco la tecnica, che conosco le proporzioni, ma che le sproporziono volontariamente. I segreti del mestiere li ho rubati ai vecchi artigiani per poi applicarli a questo nuovo messaggio antico.”

“Penso al fischietto come se avesse un compressore dietro, che lo gonfia improvvisamente, come un palloncino. Improvvisamente prende delle proporzioni che non sono legate alla figura normale.
Lavoro un po’ miscelando in questi fischietti tutta una serie di aspetti: la tradizione del pupo siciliano, ma anche la colorazione delle barche nostre siciliane. Un’altra cosa che io amo molto è parlare con gli anziani, con gli anziani ultraottantenni, perché ancora mantengono – e possono trasmetterti - la cultura popolare. “

Soggetti religiosi e profani

Tra i fischietti di Antonio numerosi sono quelli a tema religioso. I cosiddetti santi con il fischio sono d’altronde una caratteristica di Caltagirone e della Sicilia, che Navanzino re-interpreta con grande rispetto, ma anche senza risparmiare la sua fantasia ed il suo estro.
“Non si tratta di mancanza di rispetto, ma il santo per me è una persona normale. Giacomo era un pescatore. Così, un San Giacomo è più facile pensarlo somigliante ad un pescatore di Cefalù - corto, nero, bassino - che ad un uomo alto, con gli occhi azzurri.”

"Nelle cappelline sparse per le contrade d’Italia, il contadino un po’ più bravo degli altri a disegnare, dipingeva delle figure di santi tutte sproporzionate. Ma perché? Perché rappresentava se stesso. Il contadino infondo faceva copia e incolla di se stesso sulle figure di questi santi. E’ come se volesse vestire se stesso con il vestito del santo. Pensiamo un attimo a Van Gogh, pensiamo a come vengono rappresentati i contadini nell’espressionismo.
Ad esempio, questi contadini provavano a immaginare gli angeli custodi con le ali. Ma il contadino in campagna quali ali aveva davanti agli occhi? Solo quelle del pollo! E poi magari per disegnare una faccia provava a immaginare la sua faccia – che era la faccia di un contadino che lavora la terra - con una parrucca bionda. E quindi l’angelo da lui disegnato aveva le ali della gallina, un sacco di farina bianca addosso, e della paglia per capelli.
Così è nato un pezzo a cui sono particolarmente legato e che non venderò mai. E’ una sorta di angelo-pollastrone. “

La creatività di Antonio si esprime molto anche in soggetti e temi presi dalla mitologia o dalle favole.
“Leggo molte favole. La fantasia esce da li: la rubo dalle favole.
Un'altra cosa che mi piace rappresentare sono le figure della mitologia: il mito di Ulisse, ad esempio. Ma anche figure letterarie come Pinocchio e Don Chisciotte per me sono ormai entrate nell’immaginario collettivo e possono essere considerate un mito, che può essere rappresentato in migliaia di modi.
Mi è piaciuto molto rappresentare Adamo, Eva e il serpente, ironizzando alla siciliana sulla cosa. Li ho rappresentati come un uomo ed una donna goffi, normali, messi a nudo. Ed attorno ad un albero c’è questo serpente umanizzato che con la lingua arriva nel seno di Eva, gli sta sbavando dietro. E dall’albero esce la mano di Dio che fa le corna ad Adamo.”

“Un'altra cosa importante: io non lo rivelo mai a nessuno, neanche a mia moglie, ma per fare le facce copio la gente che conosco. Oggi sto parlando con voi e può darsi che un domani uno di voi sarà messo là dentro, ma non lo dirò mai.“

Il presepe francescano

Ad un’opera Antonio è particolarmente attaccato. Ci lavora già da 3 anni e preferisce non azzardare previsioni rispetto a quando riuscirà a concluderla. Si tratta in qualche modo di un’opera monumentale: un grande presepe che man mano lui arricchisce di nuove statue fischianti. Per ospitare i personaggi ha costruito una struttura fatta con tavole e tubi di ferro, che occupa un’intera stanza del suo laboratorio.
“Ho voluto dedicare a San Francesco d’Assisi questo presepe che costruirò negli anni. Non so quando lo finirò, nel 2100 forse, perché voglio campare a lungo.
Ho voluto rappresentare questi frati bonaccioni, con un faccione bello grosso. Quindi brutti, frati brutti. Ma frati celestiali, che comunque ormai appartengono al mondo degli angeli. E questi frati - ormai volati in cielo, con le ali del pollo - hanno gesti e atteggiamenti da hippy, da punkabbestia. Mi sono ispirato a questi gruppi hippy che ho visto a San Gimignano. Mi hanno colpito: stavano tutti assieme, madri, padri, figli. Con questo senso della comunità, di gioia collettiva. Avevano un atteggiamento di grande libertà, ma anche di rispetto per i turisti. Quindi mi è piaciuto questo loro messaggio di allegria, di pace.
In questo presepe ho messo quindi tutti questi frati attorno a Gesù che ballano, ridono, scherzano. Hanno una grande libertà, ma comunque perseguono la santificazione di Gesù.
Non amo la bestemmia. Scherzare si, ma con il giusto rispetto. Vi garantisco che i miei fischietti li ho fatti vedere a dei francescani e si sono divertiti da impazzire.”

“Per me la nascita di Gesù, il Natale, è la favola più bella del mondo. E questo a prescindere dall’essere credenti o meno. Io ci credo, nella nascita di Cristo, ma il Natale probabilmente è la “storia delle storie”. Porta con se una grande positività, fa rinascere la speranza. E poi contiene un messaggio importante, un messaggio filosofico, che è il messaggio del mito dell’eterno ritorno. L’eterno ritorno significa allora che se io rivedo il mestiere del ceramista nel presepe, rivedo me stesso. Quindi io faccio parte della nascita di Cristo. Ogni anno il 25 dicembre tutti noi siamo complici di questa favola.”

Un percorso di sperimentazione continua

Passiamo a parlare con Antonio delle tecniche che usa per realizzare i suoi fischietti. E diviene subito chiaro che è il tipo di persona sempre alla ricerca di nuove soluzioni, per il quale ogni risultato è più un punto di partenza per inventare qualcosa di diverso che un punto di arrivo.
“A volte utilizzo il tornio per fare le strutture dei fischietti. Faccio dei cilindri e poi gli costruisco sopra il personaggio. Ultimamente mi sta seccando usare il tornio. Quindi butto argilla per terra, faccio delle sfoglie di argilla enormi, uso rotoli di cara igienica per dargli la struttura. Poi li metto al sole di Sicilia per una mezz’oretta, così si indurisce un po’ l’argilla. E poi via, ci lavoro sopra, così, con molta libertà.
Prima utilizzavo un atteggiamento diverso quando facevo i miei fischietti. Se volevo fare una mano mi sforzavo di farla per bene, con tutte le dita perfette, eccetera. Ora invece no: vado avanti proprio con espressione libera, perché mi sono convinto che se in quel pezzo di argilla quella piega è venuta in un certo modo, quella piega ha la sua storia.
A me piace l’espressionismo, quindi per questo dò dei solchi ai fischietti: Devono essere proprio solcati dal tempo. Ecco: un solco del tempo.”

“Solitamente, il fischietto in Sicilia è colorato a freddo. Io sono l’unico che fa sempre il fischietto in maiolica. Sempre per colpa di Totò Cardello. Perché ho visto tutte quelle rassegne che lui organizzava, ed ho analizzato tutti i lavori dei vari grandi artisti come Biavati, Poloniato.[3] Ho anche scoperto realtà che non immaginavo, come i fischietti russi. E quindi ho capito che utilizzando una tecnica più elaborata, l’opera acquista un senso diverso. Compreso l’uso della maiolica.”

“Realizzo i pezzi con argilla comune, argilla italiana. Ora ho comprato un forno per fare i fischietti in gres e porcellana. Perché 2 anni fa ho visitato la Bottega delle Stelle di Biavati, ho visto le sue opere fatte con questo materiale e mi hanno affascinato. Ma attenzione: il gres voglio utilizzarlo sempre mantenendola mia tradizione, il mio modo di fare il fischietto.
Il mio intento è questo, di arrivare a fare il fischietto con tutte le tecniche della terra, dell’argilla. Voglio metterci la maiolica, la porcellana, il gres, nel fischietto. In un unico fischietto”

“Vorrei fare dei fischietti giganti. Già ho in mente questi pupi siciliani, queste marionette giganti. O un Federico II su una poltrona enorme. Magari li farò a pezzi, perché il forno non consente di cuocerli tutti interi, però parlo di marionette che supereranno i 2 metri e mezzo, “

Che il rapporto di Antonio Navanzino con la ceramica sia di amore incondizionato lo conferma lui stesso raccontandoci di quando non riesce a staccarsi da un pezzo fino a quando non lo ha finito, o di quando lavora un’intera notte ad un fischietto.
“Abito sopra al mio laboratorio, e mi capita anche la notte di scendere a fare un fischietto. Oppure non vado a dormire finchè non lo completo. Purtroppo ho questo vizio, lo devo completare. Mia moglie mi sopporta. D’altronde già mi conosceva bene prima di sposarci. E prima che avessimo dei figli magari restava con me a farmi compagnia durante il lavoro.”

Fischietti "con la sorpresa"

Probabilmente la cosa che meglio sintetizza il modo di essere di Antonio, la sua ironia e il suo anticonformismo, è la spiegazione che da alla sua scelta di fare dei fischietti in modo che suonino solo se ci si soffia dentro a pieni polmoni.
“Il mio fischietto quando tu lo fischi normalmente non si sente bene, è quasi afono. Invece se lo suoni forte lo senti eccome. Tante volte quando ho partecipato ai concorsi mi hanno telefonato per dirmi: guardi, li dobbiamo rifiutare i suoi fischietti, perché non fischiano. Io rispondo di provare a suonarli con tutto il loro fiato, e allora scoprono che fischiano fortissimo.
Questo perché? Perché quando la membrana finale del fischietto è sottile la vita di quel fischietto è breve. Perché è fatto di argilla, quindi prima o poi cade e si rompe, oppure un bambino ci mette i denti e si rompe la membrana. Io voglio che quel fischietto resti sempre, quindi faccio la membrana più doppia. Avendo la membrana più doppia ci vuole più fiato. Quindi i miei fischietti fischiano, potete stare tranquilli!
Però è bella questa cosa, ormai li faccio sempre così, che tutti inizialmente dicono: ma è una truffa! E invece dopo scoprono che fischia fortissimo. Non ci metto le istruzioni, è bello che mi debba chiamare la persona per protestare e poi ri-scoprire la sorpresa. Io sono burlone, forse è anche per questo che faccio i fischietti!”

Più che un mestiere una passione

Come praticamente tutti gli autori di ceramica sonora anche affermati, Antonio ci conferma che i fischietti rappresentano più una passione che un mestiere sul quale contare dal punto di vista reddituale.
"Io non so fare i conti bene, ma i fischietti sono forse l’1% del mio reddito. Perché spesso non li voglio dar via. E poi ne faccio pochi. Una domenica ogni tanto, il sabato, così. Oppure, possibilmente, su quel fischietto che faccio ci sto sopra un mese. Perché dopo ho questa prigione mentale: ecco, l’ho fatto. Ed ora come lo coloro? E ora che tecnica uso? Quello è il casino! Certe volte mi fa dannare, ma ripeto reddito ne ricavo poco. E poi ho paura a far diventare un reddito questa cosa. “

“Non riproduco mai le stesse cose. Per mia scelta non faccio il calco di questi fischietti, perché se devo studiare la cultura popolare devo andare sempre avanti, non posso rifare le stesse cose.
A volte qualche collezionista mi dice: “ma costano troppo!” Ma la verità è che ci sto troppo tempo a farli!”

“Io oltre ad essere insegnante campo con la ceramica. Quindi quello è il mio mestiere. Ad esempio uscirò per l’anno nuovo con questa serie liberty.[4] Mi diverto a sperimentare con la ceramica, infatti il fischietto è frutto di questa ricerca, ne è una conseguenza. Le tecniche le sperimento prima sul mio lavoro quotidiano, quello della ceramica, e poi il fine settimana magari le applico ai fischietti perché mi è rimasta l’euforia di quello che ho fatto, che ho sperimentato durante la settimana. Quindi i fischietti sono figli della tecnica che io sperimento tutti i giorni. Non potrei da hobbista ottenere gli stessi effetti. E’ una continua sperimentazione. Non si deve mai dire: io già so fare. Serve una continua ricerca.”

“Devo ringraziare Dio perché sono nato in una realtà come Caltagirone. Un po’ di talento, quello ce lo mette Dio. E poi serve tanta volontà. La ceramica ti dà il pane, ma devi imparare a mangiarlo, a morderlo. Devi avere rispetto del dono che ti è stato dato, non devi abusarne. “

Con le sue radici saldamente ancorate alla tradizione siciliana e la sua continua tensione verso la sperimentazione, Antonio Navanzino può a nostro parere essere accostato a quegli artisti che – come Bonaldi, Biavati, Rigon, Paccagnella - hanno saputo rinnovare la tradizione del fischietto popolare elevandola a forma d’arte. E a nostro parere Antonio si avvia a diventare insieme a questi nomi uno degli autori di riferimento per gli amanti della ceramica sonora.


Massimiliano Trulli

NOTE

[1] A Mario Iudici e Salvatore Leone, i più noti ed apprezzati autori di fischietti tradizionali della Sicilia, abbiamo dedicato il post di questo blog pubblicato il 16/3/10
[2] Salvatore Cardello, grande intenditore e appassionato di ceramica sonora, è stato il principale artefice della Rassegna dei Fischietti che si è tenuta a Caltagirone tra il 1988 ed il 2003. Anche di lui abbiamo scritto nel post del 30/11/09
[3] Riccardo Biavati, ceramista ed autore di ceramiche sonore, vive ed opera a Ferrara. A Nove, in Veneto, sono invece attivi sia Domenico che Diego Poloniato, padre e figlio, autori di cuchi e di arciduchi di grandi dimensioni.
[4] La nostra conversazione è avvenuta nell’autunno del 2009, quindi stiamo parlando dell’anno in corso.

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