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domenica 8 aprile 2007

TOMMASO NIGLIO

CON L'INTERVISTA A TOMMASO NIGLIO L'ASSOCIAZIONE GENIUS LOCI VUOLE COSTRUIRE IL PRIMO GRADINO DI UN LUNGO PONTE CHE POSSA TRASPORTARE VALORI, STORIE E TRADIZIONI DEL FARE DEGLI ARTIGIANI MATERANI ED IN PARTICOLAR MODO DEI CERAMISTI CHE SI SONO CIMENTATI CON LA PRODUZIONE DI FISCHIETTI


La scelta di iniziare questa rassegna con Tommaso Niglio non è casuale, in quanto Niglio è attualmente l'artigiano materano, creatore di ceramiche sonore, più conosciuto in Italia ed all'estero dai cultori dei fischietti.



D. Quando hai cominciato a creare fischietti? Vi è una tradizione nella tua famiglia?
R. La tradizione della creazione dei fischietti nella mia famiglia comincia con mio nonno, nato nel 1865. Poi ha continuato mio padre e poi ancora io e mio fratello. Chi si è maggiormente prodigato in quest'arte siamo stati io e mio fratello maggiore, ora scomparso, che in realtà è stato il mio maestro. Mio fratello era del 1923, io sono nato nel 1927. Io ho osservato mio nonno, mio padre, mio fratello e da loro ho appreso quest'arte.
Quando mio nonno era anziano io ero il suo bastone: lo aiutavo a cuocere i fischietti e a decorarli. Insieme andavamo a vendere i nostri lavori a Picciano nelle domeniche di maggio o ai Cappuccini nel giorno di Pasquetta ('u capiccil). Anche a Cristo la Gravinella nei venerdì di marzo...


Io avevo 7 anni, andavo a scuola, al doposcuola dal maestro di pittura - allora era tutto diverso da oggi - poi a 14 anni quando ho cominciato a lavorare, grazie ai metodi di insegnamento di un tempo ero già pronto per l'attività che ho svolto nella vita, quella di pittore e decoratore di interni. Mio padre e mio nonno avevano una fornace di mattoni laterizi: tegole, mattoni per pavimenti e mattoni per i forni dei macellai e così via. Il loro lavoro era stagionale così come è stato il mio legato alle condizioni climatiche e stagionali. Quando mio nonno ha venduto la fornace, siccome avevamo una "bottega", un luogo nel quale avevamo le scale, i colori e tutto quanto serviva per l'attività di decorazione, abbiamo creato una fornace per cuocere i fischietti. Era una fornace a paglia, a segatura. Poi finalmente sono arrivati i nuovi forni elettrici. Vorrei dare un premio a chi li ha inventati!

D. Quali sono i tuoi ricordi legati alla festa di Picciano?
R. Noi a Picciano tenevamo una camera (un piccolo fabbricato), perché quando mio nonno fornì del materiale edilizio al comune per costruire queste camere a Picciano, si riservò il diritto di tenerne una. Quella intorno a Piacciano era una zona nella quale i contadini avevano terreni che facevano a mezzadria con il Comune oppure si faceva la carbonella. Nelle domeniche di maggio quando quando finiva la Via Crucis e la Madonna entrava in Chiesa tutti i forestieri venivano nel nostro locale e compravano tutti i nostri cuccù, prima di ritornare al loro paese. Era da non credersi la ressa che si creava per quanti volevano acquistare i nostri fischietti!


D. Quali sono i pezzi della tradizione materana?


R. I soggetti di una volta oltre ai cucù erano “le pupette", i carabinieri, i limoni.
D. Puoi dirci qual è la tecnica che usi?

R. Continuo ad usare le tecniche che ho appreso da bambino. L'unica cosa che è cambiata è nella cottura.Ricordo i forni a legna che avevamo prima, fare le cotture era difficilissimo e non vi dico quanti pezzi si rompevano durante la cottura. Ora invece con i nuovi forni è tutto diverso! I miei pezzi più grandi sono ricchi di ornamenti. Io preferisco prepararmi tutti questi particolari in anticipo. Uso dei colori idrolavabili per decorare i pezzi.


D. Qual è il fischietto che vorresti realizzare in futuro?

R. Non ce n’è nessuno in particolare. Le idee mi vengono all'improvviso, seguo l'estro del momento. E ho sempre tante idee! Non mi fermo un attimo! Io sono un tipo che deve sempre essere in movimento!

D. A quale tuo lavoro sei particolarmente affezionato?
R. A nessun fischietto. Sono legato invece ad un pupo da presepe, fatto nel 1986 da mio fratello Giuseppe.

Tommaso ci parlapoi delle persone che vanno a trovarlo a casa, soprattutto i cultori dei fischietti ed i collezionisti di tutt'Italia. Ci racconta dei concorsi ai quali ha partecipato. Ogni cosa che ci racconta è detta con allegria ed ilarità, ci dice: “se non la finiscono di darmi il primo premio farò ricorso al Tar!”



Osserviamo le foto, appese in stanza, a 13 anni in posa con la sigaretta: a qull'età ha cominciato a suonare insieme alla Hot Jazz Band creata da Tommaso e da altri appasionati musicisti materani nel 1949.
Ci parla della sua vita, ci racconta di momenti allegri, e dei momenti difficili soprattutto durante la guerra. Sempre aggiunge: si sta meglio ora!
Ci mostra i suoi capolavori d'oggettistica plastica ceramica e mentre i suoi racconti spaziano tra vita e arte ci rendiamo sempre più conto di quanto il suo spirito vivace e combattivo abbia intriso le sue opere.

Andiamo via sicuri di aver incontrato una persona speciale, un artista ed un uomo che è parte integrante nella cultura viva della città di Matera.


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