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venerdì 17 agosto 2012

Un saluto al Maestro Bonaldi


Sabato 11 agosto ci ha lasciati Federico Bonaldi. Oltre ad essere un artista colto ed un Maestro riconosciuto dell’arte ceramica, era un grande amico dei fischietti in terracotta. Basti dire che inseriva i suoi cuchi anche nelle opere ceramiche importanti, e nel’64 portò tre suoi arcicuchi alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.

Pensiamo che il modo più affettuoso in cui possiamo salutarlo sia quello di riportare alcuni brani di un’intervista risalente a qualche anno fa. Ne esce il ritratto di un uomo per nulla incline all’autocelebrazione, con una ironia vivace, e soprattutto sereno per quella che è stata una vita ricca e intensa.

Ciao Federico

Associazione Genius Loci di Matera

I collezionisti

Ci sono collezionisti che hanno molti dei miei cuchi. Scuto ne avrà 800, ed anche un collezionista di Bari e uno di Messina ne hanno tantissimi. Ma che ci faranno!

E mi chiedono: “Hai fatto qualcosa di nuovo?” Ma cosa potrei più inventarmi di diverso!

Avevo iniziato a collezionarli anche io ma il collezionismo mi spaventa: ti entra in testa l’idea di accumulare, diventi matto! Allora li ho dati via tutti!

Anche voi non sarete mica venuti a cercare dei fischietti? Ma basta!

I primi cuchi

Avrò iniziato a fare fischietti 50 anni fa. I primi erano più belli, spontanei e un po’ ingenui. Quelli che faccio ora sono più furbi invece, studiati per strizzare l’occhio all’appassionato.

Anche i colori erano più tenui e simili a quelli tradizionali. Ora uso gli acrilici: sono molto più facili da utilizzare e catturano subito l’attenzione perché più vivaci.

I miei fischietti costano sempre 15 euro, non c’è stata inflazione. Ma ci sarà: prima o poi i debiti che fanno i governi ci tocca pagarli alla gente. Quindi se avete dei soldi da parte spendeteli!

I cuchi di oggi

Qualcuno mi dice che sono matto a perdere tempo con i fischietti. Perché i cuchi sono oggetti che si possono fare solo se si è in pensione e a casa si ha la pastasciutta garantita. Se pensi che ci lavori 2 ore su un oggetto così, e poi lo vendi a pochi euro diventa pazzesco. Ma a un certo momento tu li fai anche perché ti diverti!

Adesso non si vendono neanche più, non c’è più mercato. Ci sono i collezionisti, che sono degli amici…. Ma ormai hanno mia età e vanno scomparendo (ride).

Un giovane di oggi ha altri interessi. Con televisione o strumenti elettronici, dove puoi vedere immagini di qualsiasi tipo, un immaginario così povero non ha più senso.

Una botta di miseria potrebbe far ritornare i cuchi in auge!

La fame

Comunque quelli della mia generazione hanno avuto una vita felice. C’era la miseria, la povertà. Ma la miseria ti spinge anche a una solidarietà diversa, ad avere rapporti sociali di altro tipo.

E soprattutto si pensa al cibo! Io ci penso ancora! Mia moglie mi dice: ma sei sempre affamato…Si, perché a casa mi dicevano: magna ancora Putein, perché non si sa se domani ce ne sarà ancora!

Il lavoro di ceramista

Ho sempre voglia di lavorare. Non è voglia, è un vizio: mi hanno viziato da bambino a lavorare. E allora devo fare sempre qualcosa.

E io sono contento, mi vergogno, ma sono contento. Mi sembra di essere un privilegiato a poter finire così la mia vita, facendo le cose che mi piacciono, lavorando.

Non solo mi piace quello che faccio, ma mi sembra di non avere bisogno di niente. Ho un unico bisogno: le sigarette, perché sono drogato di sigarette. Ma dopo non ho altri problemi.

Sono un coglione, ma va bene così: un coglione contento. Passo a lavorare anche la domenica, le feste… Son sempre qua, non mi muovo. La sera vado a casa a fare pi-pi-pi con il telecomando, che mi vien sonno. E il giorno dopo torno qua.

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