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domenica 20 dicembre 2009

Mini stage Scarabocchi zen -corso rinviato

ATTENZIONE:
IL CORSO E' STATO RINVIATO A DATA DA DESTINARSI


2010 a MATERA


I Corso intensivo - INTRECCI ZEN:

SCARABOCCHIARE CON POESIA






Due giorni insieme per apprendere le tecniche relative a questo originale metodo in cui si "scarabocchia con consapevolezza".

Lo stage dà la possibilità di apprendere l'intero metodo degli "scarabocchi zen" così come creato da Tina Festa per poter utilizzare lo stesso in scuole, associazioni, atelier, etc.

max 10 partecipanti -

Durata 10 ore


primo giorno ore 16,00- 19,00
secondo giorno ore 10,00 - 13,00 --- 15,00- 18,00

€ 125,00 (+ euro 10,00 quota associativa annuale)

Sede del corso: Matera -
Sasso Caveoso, Piazza San Pietro, in Rione Pianelle, 30 (scalinata di ingresso Hotel Sant'Angelo)

Alla fine del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

Programma:
1. Tecnica base: I mille volti del nero
2. Il nero incontra il rosso
3. Scarabocchiare con tutti i colori
4. Scarabocchiare su materiali diversi
5. Lo scarabocchio zen nella didattica delle arti: uso dei diversi materiali, organizzazione del laboratorio, bibliografia utile....

Per iscriversi compilare il modulo da scaricare qui e versare acconto di € 35,00 (restituibile solo nel caso non si raggiungesse il num. minimo di partecipanti al corso) con bonifico bancario a favore di Ass. Culturale Genius Loci

IBAN IT43W0525616101000009347911
Causale: Stage Scarabocchi zen

Per maggiori informazioni: Tina Festa 335.8185461 geniuslocimatera@libero.it

lunedì 14 dicembre 2009

Arte in thè: scarabocchiare con poesia a dicembre al KEIV.



Anche quest’anno arrivano a Dicembre gli attesi appuntamenti con gli Scarabocchi Zen ed il Thè! Un 'occasione per fermasi un attimo durante le prossime feste natalizie e dedicare un pò di tempo a se stessi, lasciandosi andare ad un sano "ozio creativo".
Ecco di seguito le prime date e tutte le informazioni!

L’ARTE IN THE’
Laboratori di libera espressione creativa… con thè!


tenuti da Tina Festa

Lunedì 28 dicembre 2009 16:00/18.00
Martedì 29 dicembre 2009 16:00/18.00
presso il KEIV Cafè
Via Bruno Buozzi - Sasso Caveoso – Matera

Cosa faremo?
Usando una tecnica molto semplice creeremo delle piccole opere d’arte scarabocchiando e sorseggeremo un buon thè! Avremo modo, rilassandoci in un ambiente piacevole ed accogliente, di apprendere una nuova ed affascinante forma d’arte chiamata "SCARABOCCHIO ZEN" che tanto successo sta riscuotendo tra grandi e picccini.
Grazie a questa tecnica tutti possono riscoprirsi creativi!

Per ammirare alcuni lavori realizzati con la tecnica dello Scarabocchio Zen guarda la galleria presente su flickr cliccando qui.

Per avere maggiori informazioni guarda il sito di Tina Festa o contatta Tina alla mail concettafesta@gmail.com





Informazioni del Laboratorio Creativo

Conduce: Tina Festa
Partecipanti: max 20
Iscrizioni: €8,00 a persona a lezione, Thè compreso.
presso il KEIV Cafè Via Bruno Buozzi - Sasso Caveoso – Matera
Per prenotazioni: 335.8185461

sabato 12 dicembre 2009

Creativi si diventa: arte e benessere a Putignano


“CREATIVI SI DIVENTA!”
Apprendere la creatività per vivere pienamente.

Incontri di Arteterapia – III EDIZIONE!
Centro Pedagogico “Paideia”

PUTIGNANO

Corso Condotto da Tina Festa



Sono aperte le iscrizioni al corso di arteteterapia presso il centro Pedagogico "Paideia".


Metodologia
Il corso di Arteterapia, nella terza edizione pone l’accento sulla CREATIVITA’, su come attivarla o svilupparla con semplici e nuovissime tecniche creative che prevedono l’utilizzo di materiali più disparati: colori, materiale di riciclo, carta di ogni tipo e spessore, stoffe, libri, giornali….
L’obiettivo principale dei laboratori sarà quello di “esprimersi liberamente e con gioia” attraverso la manualità per rimettersi in contatto con il “bambino creativo” che è in ognuno.
Ogni incontro sarà dedicato all’apprendimento di tecniche diverse.
inoltre, saranno date informazioni dettagliate sia su come continuare a
d operare individualmente a casa che su come trasferire quanto appreso nel luogo in cui si opera (scuola, ateliers, associazioni, parrocchie, etc). Ecco alcune delle tecniche che si presenteranno: Gli Scarabocchi Zen - Il collage spontaneo - Il caviardage - Le Artist Trading Cards - Tessitura - Mail Art ….. e molte altre

Non sono necessarie competenze artistiche di alcun genere, al contrario sarà questa l’occasione per scoprire che CREATIVI NON SI NASCE MA SI DIVENTA!
Le tecniche che si presenteranno sono, semplici, entusiasmanti ed alla portata di tutti!

Destinatari
Il corso è rivolto a giovani, adulti, anziani.

Quando?
Gli incontri avranno luogo di domenica mattina, a partire dal 10 gennaio 2008 con cadenza mensile (ore 9.00 – 13.00)

Dove?
Il laboratorio di formazione si svolge presso il Centro Pedagogico Paideia,
I trav. Via Wagner, 16
70017 Putignano (BA).

Il laboratorio viene attivato al raggiungimento del numero minimo di partecipanti (12 persone).

PER INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI

Chiama il Centro pedagogico “Paideia” Tutti i giorni Ore 9-12 / 15.00-19.00
Tel/fax 0804053773 – Cell. 3388265231
o invia un e-mail a info@centropaideia.it
o visita il sito web www.centropaideia.it

Al termine del percorso sarà rilasciato un certificato di frequenza.
La partecipazione è valida come credito formativo
Costi
L’intero percorso ha un costo di € 80,00
+ € 10,00 per il materiale

giovedì 3 dicembre 2009

I nostri appuntamenti creativi di dicembre.


GLI APPUNTAMENTI CREATIVI DI DICEMBRE

L’Associazione Genius Loci prosegue le sue attività all’insegna della creatività sia con l'avvio del ciclo di laboratori intitolato “Costruiamo il museo divertendoci” che con nuove ed entusiasmanti poposte.

La sede dei laboratori è a Matera, nel Sasso Caveoso, Piazza San Pietro, in Rione Pianelle, 30 (scalinata di ingresso Hotel Sant'Angelo)

Eccole le nostre attività:


"COSTRUIAMO IL MUSEO ... DIVERTENDOCI!"
Laboratorio condotto da Giovanna Fraccalvieri

Lunedì 7 oppure Martedì 8 Dicembre
Ore 17.00 – 19.00
Affrettatevi!!! Prenotate per una delle due giornate!!! I posti sono limitati!!!

Un laboratorio dedicato ai bambini per apprendere nuove tecniche creative e studiare la storia con allegria!!!
Dopo il primo appuntamento gratuito, che ha suscitato un grande entusiasmo tra grandi e piccini, si avvia il corso dedicato alla creatività ed alla storia.
Nel prossimo incontro intitolato “Lucignolo e i primi artigiani” i bambini potranno scoprire la tecnica del colombino, altrimenti detta del lucignolo, con la quale i primitivi modellavano diversi manufatti. Si può scegliere di frequentare il laboratorio in una delle due date disponibili.
Le attività sono ideate, orientativamente, per i bambini dai sei ai dodici anni.

IL CICLO DI LABORATORI “COSTRUIAMO IL MUSEO DIVERTENDOCI” PUÒ ESSERE SEGUITO NELLA SUA INTEREZZA O SCEGLIENDO DI SEGUIRE SOLO UNO O PIÙ INCONTRI.
Costo lezione singola: € 10,00 (+ quota Associativa).
Abbonamento:
3 lezioni € 25,00 (+ quota Associativa).
8 lezioni € 70,00 (+ quota Associativa).
15 lezioni € 115,00 (+ quota Associativa)
Il pagamento della quota associativa per l'anno 2009-10 (€ 10,00 per gli adulti ed € 5,00 per i bambini fino a 12 anni di età) dà diritto al rilascio della tessera annuale che consente di partecipare a tutti i laboratori (gratuiti e a pagamento) organizzati dall’Associazione .
SCONTI PER I NUCLEI FAMILIARI!!!

Attenzione!!! Genitori, nonni, zii … se volete accompagnare i più piccoli potete farlo, partecipando alle attività proposte e pagando una quota di appena € 5, 00 a laboratorio (+ quota Associativa). Sono previsti, inoltre, sconti per gruppi di bambini appartenenti al medesimo nucleo familiare!
Per inform
azioni e prenotazioni:
Giovanna Fraccalvieri cell. 3807272907; tel. 0835333290 .
e-mail: giovannafraccalvieri@gmail.com



LABORATORIO DELLA CARTA- (GRATUITO)

Condotto da Maria Bruna Festa.
Domenica 13 Dicembre Ore 17,00 - 19,00
Realizzazione di cartoline augurali e fogli, con aggiunta di fiori e foglie secche.
Attività rivolta ad adulti e ragazzi/e a partire dai 13 anni di e .
Prenotazione obbligatoria entro l’ 11 dicembre 2009
Realizzazione di cartoline augurali e fogli, con aggiunta di fiori e foglie secche.
E' necessario portare con sè il seguente materiale: Grucce di ferro - Calze collant da donna - Fiori e foglie secche
Per informazioni e prenotazioni: Maria Bruna Festa tel. 338.1555660

N.B.La partecipazione ai corsi gratuiti è subordinata al versamento della QUOTA ASSOCIATIVA per l’anno 2010 che dà diritto al rilascio della tessera annuale (euro 10,00 per gli adulti ed euro 5,00 per i bambini fino a 12 anni di età). Con la tessera annuale è possibile prendere parte a TUTTI i laboratori gratuiti nonchè agli altri corsi in programma.


DOMENICA 20 DICEMBRE
ORE 10.00 - 12.00

CERAMICALLEGRA



LABORATORIO DI DECORAZIONE CERAMICA
per creare un regalo unico perchè realizzato da te!!

Laboratorio CONDOTTO DA MARIA BRUNA FESTA

VUOI FARE UN REGALO ORIGINALE?

DECORA IL TUO REGALO IN CERAMICA!

Ho, Ho, Ho! Vuoi che quest'anno Babbo Natale porti ai tuoi cari un regalo realizzato interamente a mano? Cosa ne dici di realizzarlo con le tue mani! Decora il tuo regalo in ceramica!!! Domenica 20 Dicembre, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 dopo una brevissima lezione suula decorazione ceramica potrai rilassarti e divertirti dipingendo un tazza (mug) o un piattino a tua scelta.
Il costo della lezione è di 12 euro ed include il pezzo che avrai scelto e la relativa cottura in forno. Potrai ritirare il tuo lavoro il 23 dicembre per incartarlo ed aggiungerlo sotto l'albero tra i tuoi doni!!!!
Per informazioni e prenotazioni: Maria Bruna Festa tel. 338.1555660

lunedì 30 novembre 2009

Caltagirone e i fischietti della fanciullezza - conversazione con Salvatore Cardello

Caltagirone e i fischietti della fanciullezza

conversazione con Salvatore Cardello
Il mio colpo di fulmine con il mondo dei fischietti c’è stato in occasione della prima rassegna di Caltagirone.[1] Mi ci sono trovato impelagato, senza quasi capire il perché, quando dovendo fare questa prima rassegna dei fischietti, Giacomo e Mario Judici[2] mi chiesero di curare la presentazione, perché sapevano che ero in grado di scrivere decentemente. Mi ci sono trovato impelagato per avere scritto un articolo! Improvvisamente mi sono comparsi davanti agli occhi i ricordi della mia infanzia. Ho riacquistato la mia fanciullezza, giovinezza che io stranamente non ho vissuto pienamente, dato che provengo da una famiglia modestissima e, dopo il sudato diploma, ho iniziato a lavorare molto giovane.”

Salvatore Cardello descrive così il suo incontro ed il suo innamoramento con la ceramica sonora. E si è trattato di un incontro assai felice, dato che il Dottor Cardello può essere considerato una delle persone che più hanno fatto in Italia per il recupero e la valorizzazione della produzione di fischietti in terracotta. E’ grazie a lui ed a un ristretto gruppo di appassionati che Caltagirone ha ospitato ben 14 edizioni della rassegna dei fischietti in terracotta, che sono stati pubblicati 4 numeri di Sibilus - una rivista che costituisce uno dei principali testi di riferimento per i cultori - e che il centro calatino possiede una delle più ricche collezioni pubbliche di fischietti in Italia.

Cardello continua il racconto: “Da bambino avevo avuto in regalo ben pochi fischietti. Mi piaceva maledettamente il ciclista a mezzotondo,[3] mentre detestavo le figure dei santi, non so per quale motivo. Il ciclista è un fischietto comunissimo di Caltagirone. In occasione di qualche festa Papà me ne acquistava uno che ovviamente durava pochissimo. La mia generazione è stata proprio l’ultima a vedere queste sagre di quartiere o paesane in cui si smerciavano i fischietti. Poi con il passare degli anni si era persa completamente la tradizione. Solo Judici continuava a farne, ma principalmente per gli ospiti stranieri o i turisti.
Essendo passato, come ho detto, dalla giovinezza alla maturità nel tempo di un lampo, in seguito ho ritrovato con i fischietti quello che non avevo avuto nella mia fanciullezza. Da quel momento in poi, come un drogato che inizia con una dose e poi deve aumentare il dosaggio degli stupefacenti, anche io sono diventato un fischio-dipendente!”

Una splendida collezione in attesa di un museo
La nostra conversazione avviene all’interno dei locali dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Caltagirone. Salvatore Cardello ci parla della splendida collezione di fischietti appartenenti a questa istituzione: “Il nucleo principale, arrivato nel 1992, è costituito dai 2.500 fischietti circa della collezione di Mario Brunetti e Marzia Barcaro, marito e moglie. Brunetti era capitano dell’esercito, e durante la sua attività ha girato il mondo collezionando fischietti, e poi aveva tanti amici che glie ne portavano.[4]
Poi, ogni anno, grazie alla rassegna ed al Premio Parini
[5], la dotazione si è incrementata simpaticamente e gratuitamente di omaggi provenienti da parte di artigiani di tutta Italia. Questo ci ha consentito oggi di avere circa 5.000 fischietti di tutto il mondo. Ovviamente gran parte della dotazione sono fischietti italiani, di tutte le regioni d’Italia”.

Ed è a questo punto che il Dott. Cardello ci racconta la parte più negativa ed incredibile della storia:
Purtroppo i fischietti sono tutti accatastati. Sin dal 1988 l’intenzione era quella di creare un museo, ma per motivi principalmente legati a questioni di carattere logistico – cioè la mancanza dei locali - il museo non si è mai riuscito a farlo, e quindi 5.000 fischietti dormono dentro questi armadi.”

Non si stratta di una espressione ad effetto, ma della descrizione letterale della realtà. Gli impiegati dell’Azienda Autonoma[6] iniziano ad aprire alcuni degli armadi disseminati un po’ in tutta la sede dell’ente, e noi stentiamo a credere a quello che vediamo apparire. Da ciascun armadio escono fuori centinaia di splendidi e coloratissimi fischietti. Il Dott. Cardello ci spiega sommariamente il contenuto di ciascun ripiano, e dalle sue parole si capisce perfettamente l’affetto che lo lega a questi fischietti. Si intuisce anche che per lui ogni pezzo ha una sua storia:

L’armadio che stanno aprendo ora contiene una processione del Giovedi Santo a Estremoz, nel Portogallo, composta da circa 300 pezzi. Ci sono le confraternite, le bande musicali, le autorità civili e religiose, più la bara del Cristo morto delle feste di tradizione spagnoleggiante. E’ opera di una artigiana soprannominata Alfasina[7]. Ce ne sono solo 2 esemplari al mondo.
Qua c’è la coloratissima Puglia, con Vannina Grilli, Massarelli, De Donatis. Questi sono i famosi santini di Lascaro e Caizzi. Il santo col fischio nasce da noi, ma poi lo abbiamo trovato anche in altre situazioni. Qualcuno mi diceva “ma il santo col fischietto nel popò è irreverente!”. Eppure da noi ed in Puglia si fanno, in altri posti non ne ho trovati.
Questi sono di Fulvia Celli che è di Feltre e fa ottima ceramica raku che applica anche ai fischietti. Un anno ha avuto assegnato da noi anche il premio Parini, è stata l’unica donna ad essere premiata in queste 14 edizioni.
Qua ci sono quelli di Caltagirone. Judici ci aveva promesso che a museo fatto ci avrebbe regalato tutta la sua produzione.
Guarda che belli questi, sono di Santina Grimaldi. Lo stile femminile si vede subito.
Questo lo ha fatto un artigiano che si chiamava D’Annunzio, che era un abruzzese trapiantato a Torino. Era l’anno che avevamo dedicato la rassegna al circo, e D’Annunzio fece un fachiro indiano sdraiato sui chiodi. Quando realizzò questo fischietto ci sentimmo per telefono e mi spiegò che stava male. E questo è un fischietto particolare perché fu l’ultimo da lui modellato. Ce lo dette a marzo, e ad aprile, il mese successivo, scomparve con un male incurabile. Ed io tutte le volte che lo vedo in questa posizione quasi mi commuovo. Così disteso, mi fa pensare ad un ecce homo o ad un Cristo di mantegnana memoria. Ed è un pezzo che mi tocca il cuore
.

L’ultima volta che abbiamo esposto questi fischietti è stato nel 2003. Quindi sono 6 anni che dormono, come dico io. Per me è un motivo di grande amarezza.
Oltre il danno c’è anche la beffa. Certe volte vengono in città alcuni artigiani che ci avevano regalato i fischietti. Cercando il museo dei fischietti e non trovandolo se la prendono o con me o con il Dottor Judica
[8], convincendosi magari che avremmo perpetuato una truffa, cioè che ci saremmo appropriati delle donazioni da loro destinate al museo dei fischietti. In realtà non ci siamo appropriati neanche di un fischietto. I pezzi che hanno dato all’Azienda sono tutti qua.
Devo dire che proprio per evitare furti, tutti i fischietti sono fotografati, catalogati e repertoriati. Non vorrei che un domani in eventuali spostamenti sparisse qualche pezzo ovviamente pregiato. Già all’ epoca delle mostre qualche volta abbiamo assistito a delitti di questo tipo. Una volta nel giorno di Pasqua sparì un pezzo di Giani, torinese, detto Clizia, al quale avevamo quell’anno dedicato il premio Parini. Fu probabilmente una signora ad appropriarsene, perché per portarlo via serviva una borsa capiente.
Inoltre, ogni anno nello spostarli da qui al luogo della mostra, si correvano rischi di rottura, perché il fischietto è cosa fragile. Viceversa, con un museo in pianta stabile uno sistema i fischietti una volta per tutte, e poi può permettersi di renderli visibili a tutti ma in piena sicurezza.


Io dico semplicemente che è un peccato. E’ un assurdo anche dal punto di vista economico: ad una stima approssimata la collezione varrà almeno 250.000 euro. E questo a volere fare una stima molto prudente, credetemi. Perché ogni anno per motivi di bilancio dell’Azienda Autonoma i fischietti venivano stimati, ma utilizzando parametri molto bassi. Ad esempio si attribuiva a ciascun fischietto un valore di 5.000 o 10.000 lire dell’epoca, tranne quelli per cui si sapeva effettivamente il valore di mercato. Ma il fischietto a 5 euro tu non lo trovi più. Oggi a Caltagirone per un fischietto a forma ci vogliono almeno 15 euro. E poi ci sono pezzi di valore molto maggiore: penso ad esempio ai fischietti di Biavati, artista di Ferrara, che hanno delle quotazioni di tutto rispetto. E quindi si dovrebbe valorizzarla questa collezione.

Di recente hanno allestito in città una piccola esposizione a cura della Provincia (9). Hanno preso in prestito circa 200 fischietti della collezione. Hanno esposto in pratica solo gli autori insigniti del premio Parini. Ma si tratta appena di 200 pezzi su 5000, puoi fare il conto
.”

In attesa di una svolta, tra timori e speranze
Purtroppo oggi il rischio non si limita solo al perdurare di questa situazione. Un ancor più serio pericolo incombe sulla splendida collezione di fischietti di Caltagirone: nell’ambito delle riforme che riguardano l’attribuzione delle competenze sulla promozione del turismo, l’Azienda Autonoma rischia lo scioglimento. Non è chiaro che fine farebbe in quel caso la collezione, e non è azzardata l’ipotesi che la sua proprietà andrebbe alla Regione Sicilia, e che i fischietti verrebbero trasferiti a Palermo, per essere magari dimenticati in qualche deposito.
Fortunatamente esistono scenari anche più positivi, e proprio ultimamente si è fatta strada una ipotesi che potrebbe rappresentare una buona soluzione: il Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, i cui locali attuali sono completamente saturi, sta progettando di ampliarsi. In particolare si pensa di restaurare e adibire a museo i prestigiosi spazi del Sant’Agostino, proprio in cima alla famosa scalinata di ceramiche. A quel punto l’AAST potrebbe donare l’intera collezione ad un museo della Ceramica rinnovato ed in grado di valorizzarla in pieno creando una sezione dedicata alla ceramica sonora. Così il Dott. Cardello commenta questa ipotesi:
Per lo meno in questo modo i fischietti resterebbero a Caltagirone, perché se partissero per Palermo non li vedremmo mai più tornare indietro. La paura più grande è questa – ci confida Cardello - che la collezione possa svanire in tanti rivoli.
La speranza che qualcosa possa muoversi è l’ultima a morire. Io mi auguro di vedere il museo aperto prima di chiudere gli occhi, il che ovviamente mi auguro accada il più lontano possibile!


Le rassegne dei fischietti di Caltagirone
La discussione con il Dott. Cardello si sposta sulla rassegna dei fischietti. Purtroppo anche qui il suo racconto parla di una bella favola conclusasi – almeno per ora – senza lieto fine:
Della rassegna sono state fatte 14 edizioni, dal 1988 fino al 2003.
La prima mostra era dedicata ai pezzi del Centro Giacomo Judici, dato che Mario Judici ha una buona raccolta di fischietti. La seconda, nell’89, è stata Fischietti e Religiosità, considerato che il fischietto religioso è un soggetto molto presente da noi. Poi nel ’90 abbiamo dedicato la mostra al tema satirico, con Fischietti e Potere. Nel ’91 c’è stata una rassegna dedicata al mondo delle favole, tema che considero il mio cavallo di battaglia. Ovviamente non si può non fare il collegamento tra i fischietti e le favole, in quanto sono entrambe dimensioni legate ad un mondo fanciullesco.
Nel momento in cui il sottoscritto pensava alla futura mostra cercava di legarla per quanto possibile ad un avvenimento dell’attualità o a una ricorrenza. Nel 1993 abbiamo celebrato la scoperta dell’America del 1492 con la mostra Fischietti e Nuevo Mundo, nel 2000 abbiamo fatto un omaggio al Giubileo con Fischietti ed Anno Santo, nel 2001 Fischietti e Odissea nello Spazio, nel 1992 abbiamo dedicato ai paesi dell’Est Europa Fischietti e Libertà.

Tutti i fischietti della collezione non li abbiamo mai esposti, perché gli spazi della mostra non sarebbero mai bastati. Lo spazio principale era dedicato al tema di quell’anno, e poi allestivamo una piccola selezione di fischietti dedicata a tutte le regioni italiane e al resto dei paesi. Ne abbiamo sempre esposti circa 500, il 10% del totale.
La prima stanza la dedicavamo sempre alle tecniche di produzione. Quindi mettevamo in mostra i semplici strumenti artigianali con i quali i nostri artigiani realizzavano il fischietto.

Sono stati 18 anni di lavoro molto intensi. Non vi dico le nottate: nell’ultima settimana prima della rassegna io quasi dormivo qua. Credo che abbia danneggiato anche la mia carriera in banca, dato che mi dicevano sempre: Cardello, tu hai la testa nei fischietti!"

Dal 1988 in poi, la manifestazione ha avuto un crescente successo di pubblico ed era arrivata ad essere un punto di riferimento fondamentale per gli appassionati di ceramica sonora. Purtroppo sono ormai 6 anni che a Caltagirone non si fa la rassegna. E’ bastato un ribaltamento dell’Amministrazione Comunale per decretare la fine di una manifestazione evidentemente vista dalla nuova Giunta come troppo legata all’immagine dello schieramento politico opposto. Si tratta a nostro avviso di un punto di vista quanto meno miope, e che non avrebbe dovuto pregiudicare la prosecuzione di un evento culturale che tanto ha fatto e tanto potrà ancora fare per la valorizzazione culturale e turistica di Caltagirone.

I fischietti calatini
Salvatore Cardello persona di grande cultura e sensibilità, mostra di essere anche altrettanto gentile ed ospitale. Lo avevamo contattato – da perfetti sconosciuti – per chiedergli la disponibilità ad una breve chiacchierata sui fischietti siciliani. Dopo avere accettato prontamente, finisce anche per dedicarci una intera giornata, durante la quale ci accompagna a visitare le istituzioni culturali di Caltagirone, ci presenta alcuni degli artigiani più rinomati della città, ci parla di temi a noi cari come fischietti e arte popolare:
In siciliano il fischietto qualcuno lo chiama friscalettu. Però noi teniamo a differenziare il friscalettu dal frischittu. Il friscalettu per noi è un flauto a canna corta. Il fischietto in terracotta invece è più corretto chiamarlo frischittu.

Il fischietto veniva destinato ai bambini, soprattutto durante le feste pasquali. Ovviamente durava lo spazio tra Pasqua e il Lunedi dell’Angelo, perché giustamente, cadendo a terra si rompeva. E bisognava attendere un altro anno per poter avere il fischietto.
Oggi chi viene a cercare i fischietti a Caltagirone è il collezionista o lo studioso. L’aspetto ludico, l’aspetto fanciullesco, si è perduto completamente, e difficilmente con i tempi che corriamo ritornerà. E’ un qualcosa che rimane a livello di recherche du monde perdu.

Le tecniche di lavorazione
Da noi i fischietti si facevano con le forme o al tornio, erano presenti tutte e due le tecniche. Anche perché alcuni vanno fatti obbligatoriamente con il tornio, quindi pezzo per pezzo. E’ il caso del vaso con l’uccellino sopra che si trova un pò dappertutto, a Caltagirone come a Vetralla, nel Lazio. E’ un fischietto che assume nomi differenti: da noi il nome dialettale è u ruscignolo. Sarebbe uno storpiamento di usignolo, ed è un fischietto ad acqua. Quando ci soffi dentro simula il cinguettio di un uccellino.
E poi fare un fischietto dalla forma è facile, ma riuscire a farlo suonare no. Ogni fischietto va provato, e se non si mangia tanta e tanta creta, proprio se non si mastica la creta, soprattutto le prime volte, non è facile ottenere un suono.
Questi fischietti venivano decorati a freddo, con colori fatti dagli stessi a artigiani. Usavano ad esempio il pericolosissimo verde manganese, o tritavano particolari tipi di pietra con l’ossido di ferro per trovare il rosso. Erano tutte sostanze pericolose, però allora non ci si pensava, coloranti ancora non ce n’erano a livello chimico. Allora si usava ciò che passava la natura.

Il fischietto era il primo impatto del ragazzo che veniva avviato alle botteghe artigiane: per fargli fare qualcosa gli davano delle forme e un pò di creta e cercavano di fargli fare dei fischietti di quelli a semitondo. Infatti i nostri fischietti di solito non sono a tutto tondo, ed hanno il dispositivo sonoro dalla parte che rimane bianca e piatta. Quindi il fischietto era proprio il lavoro fatto dai ragazzi di bottega. Poi magari il Mastro della bottega li dipingeva, li rifiniva. Soprattutto, il maestro collocava il fischietto con un po’ di barbottina. Come ho detto, il fischietto non è facile farlo fischiare, occorre una certa maestria per trovare gli angoli giusti nella creta, scavandoli con un particolare pezzettino di legno che mi pare che loro chiamano becco di passero. Perché tante volte non si trova l’angolazione e allora l’argilla non fischia.

Quando il cosiddetto ceramista acculturato doveva offendere qualcuno che non valeva lo appellava sempre con l’espressione “si cosa ri fari sulu frischitti” cioè: tu non sei buono per fare un vaso decorato, per fare una maiolica, per fare una scultura. Sei buono solo ed esclusivamente per fare i fischietti. Ed era la massima offesa che si potesse fare ad un ceramista.

Anche oggi il fischietto, nonostante gli studi e la rivalutazione da parte degli antropologi, ancora viene considerato da alcuni un lavoro di infimo ordine. Un ceramista che realizza fischietti viene quasi considerato un prostituto. Per particolari occasioni, se magari debbono partecipare ad una rassegna, allora indossano l’abito di rito, fanno magari per l’occasione una cosa pulita, però che non avrà un seguito.

I soggetti del fischietto siciliano
Come soggetti più comuni c’è ovviamente la tradizione di raffigurare i diversi santi. Poi ci sono delle figure caricaturali, che possono essere la dama del bel mondo, o il massarotto, cioè quello che sovraintendeva al lavoro degli operai e faceva da tramite con il padrone, normalmente un nobile. Era in poche parole il famoso Calogero Sedara del Gattopardo.
Il fischietto ad acqua, o ruscignolo, secondo me è una reminiscenza del periodo spagnolo. Ogni dominazione che noi abbiamo avuto, oltre a portarsi qualcosa ha lasciato qualcosa. Non dimentichiamoci che i tanto deprecati saraceni - o musulmani - sono quelli che hanno dato il maggior apporto in campo ceramistico. Specialmente nella composizione e nella realizzazione degli smalti.

Altri prodotti della ceramica popolare
Con le stesse forme dei fischietti si faceva un dolce che noi chiamiamo mostarda. La cotognata vera e propria era per l’alta borghesia, mentre per il ceto popolare si usava fare la mostarda con il vino cotto. Dopo aver pestato l’uva, il mosto invece che farlo fermentare veniva fatto bollire. Poi veniva condensato e con farina oppure amido si faceva un impasto che si faceva solidificare dentro a queste formelle.

I pasturari erano gli artigiani che si dedicavano a fare i pasturi del presepe. In realtà facevano pastori, ma anche altri personaggi che poi rappresentavano lo spaccato la nostra società, fino alle figure sacre e ai Re Magi. Cioè nel gergo sotto il termine pastori venivano ricomprese tutte le figure del presepe. E i pasturari erano coloro che facevano questi presepi popolari, normalmente a stampo.
Tante e tante volte i pasturi avevano gli stessi tratti dei fischietti. Lo stesso soggetto tu lo trovavi con il fischietto a Pasqua e senza fischietto a Natale, come personaggio del presepe.
Normalmente si usavano gli stessi stampi e le attività si confondevano, perché chi faceva l’uno faceva l’altro. Ricordo che quando ero piccolo non vedevamo l’ora che arrivasse l’Epifania, perché il 6 gennaio, quando si smontava il presepe, le arance vere che c’erano appese ci servivano da frutta. Per cui aspettavamo sempre che finisse Natale per mangiare le arance, perché erano tempi di fame e di povertà assoluta.
Poi vi erano anche i cosiddetti presepi d’elite, del Bongiovanni Vaccaro, del Papale. Però venivano commissionati o dalle famiglie benestanti oppure dalle chies
e”.

Alla fine di questa chiacchierata appassionata ed interessante, il Dott. Cardello si congeda con una battuta: “Vi dico l’ultima a proposito del social network Facebook. Scartabellando su internet mi sono iscritto pure io. Antonio Navanzino, mio amico e costruttore di fischietti, mi ha scritto: “compare Turi, ci sei pure tu? Pure qui sei venuto a fischiare?” Cioè ormai mi sono personificato come quello dei fischietti. E ho risposto al buon Antonio: “Si ma il fischio, cioè il fiato, non è più quello di una volta”.

BIBLIOGRAFIA
- Sibilus - quaderni del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari volumi 1, 2, 3 e 4 sono stati pubblicati a cura dell'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo Caltagirone e della Società Calatina di Storia Patria e Cultura rispettivamente negli anni 1993, 1994, 1997, 2004. I volumi 1 e 2 sono esauriti, mentre alcune copie del 3 e 4 sopno disponibili su richiesta presso l'AAST;
- interessanti notizie sulla produzione di fischietti siciliani antichi e contemporanei sono contenute nel volume a cura di Paola Piangerelli La terra, il fuoco, l'acqua, il soffio - la collezione dei fischetti del Museo nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, Edizioni De Luca 1995. Alcune copie sono disponibili presso il museo;
- Una accurata storia dei fischietti siciliani è visibile sul sito http://www.galleriaroma.it/Le%20Grandi%20Raccolte/Fischietti%20di%20Terracotta/left.htm

NOTE
[1] La “Mostra del Fischietto – fischietti siciliani e pugliesi da collezioni pubbliche e private” si è tenuta dal 27 marzo al 10 aprile 1988 al Palazzo Libertini, Caltagirone, a cura di: Comune di Caltagirone, Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Caltagirone, Centro Studi G. Judici.
[2] Mario Judici, ceramista e cultore di tradizioni popolari, è considerato il più importante produttore di ceramica sonora della Sicilia attualmente in attività. A lui dedicheremo uno dei prossimi articoli.
[3] La maggior parte dei fischietti siciliani erano ricavati, per questione di economicità, da matrici monovalve . Il risultato era un fischietto con retro piatto.
[4] Brunetti e Barcaro hanno peraltro scritto delle interessanti cronache dei loro viaggi alla ricerca dei fischietti sia in Italia che in Europa. Tali racconti sono pubblicati rispettivamente su Sibilus 1 e 3.
[5] Il premio, abbinato alle rassegne del fischietto di Caltagirone e dedicato al Maestro calatino Andrea Parini, può essere considerato forse il riconoscimento più prestigioso per i costruttori di ceramiche sonore. E’ è stato assegnato nel 1992 a Diego Poloniato, nel 1993 a Mario Judici, nel 1994 a Salvatore Leone, nel 1996 a Riccardo Biavati, nel 1997 a Federico Bonaldi, nel 1998 a Mario Giani (Clizia), nel 1999 a Innocenzo Peci, nel 2000 a Fulvia Celli, nel 2001 a Gianfranco Budini.
[6] Cogliamo l’occasione per ringraziare il Sig. Trigili e gli impiegati dell’AAST, che con grande gentilezza ci hanno messo a disposizione informazioni e documentazione necessari a realizzare questo articolo.
[7] Il vero nome di questa artigiana è Sabina Santos. Di lei parlano Brunetti e Barcaro in Sibilus 3.
[8] Il Dott. Francesco Judica, già Direttore dell’AAST, è stato insieme al Dott. Cardello uno dei principali promotori delle rassegne.
(9) La Mostra del Fischietto della Provincia di Catania è in viale Principessa Josè 7/9, Caltagirone, info 0933 54567

I testi sono proprietà di Massimiliano Trulli, vietata la riproduzione.
Le foto dei fischietti singoli sono pubblicate per gentile concessione dell'ex AAST di Caltagirone

martedì 17 novembre 2009

Il mondo che vorrei: laboratorio creativo per bambini




NUOVI DATE PER IL SEGUENTE LABORATORIO!

IL MONDO CHE VORREI
Laboratorio di creatività per bambini


Il Mondo che Vorrei è una piccola occasione dedicata ai bambini per lanciare ai “Grandi della Terra” un pacifico grido di speranza, che troppo spesso ci vediamo costretti a reprimere, affinché vengano riconsiderati i genuini e fondamentali valori della vita.
Con la tecnica della cartapesta si realizzeranno dei mondi in miniatura, che ogni bambino personalizzerà secondo una propria visione, dando spazio alla fantasia e all’immaginazione, due grosse potenzialità, che vanno sempre nutrite.
I mondi creati, simbolo di pace, diventeranno elementi decorativi per un grande albero di Natale.


PRIMO INCONTRO DOMENICA 22 NOVEMBRE 2009
dalle 17,00 alle 19,00
(la seconda data verrà concordata insieme!)

ETA’ CONSIGLIATA DAI 6 AI 12 ANNI 6 EURO A INCONTRO*
(iscrizione annuale all’ASSOCIAZIONE GENIUS LOCI di 5 euro non compresa)

la tessera dà diritto anche alla partecipazione dei laboratori gratuiti per l’anno 2009 e 2010


SCONTI NUCLEI FAMIGLIARI
IL SECONDO BAMBINO PAGA SOLO LA META’

La sede dei laboratori è nel Sasso Caveoso, Piazza San Pietro, in Rione Pianelle, 30
(scalinata ingresso Hotel Sant'Angelo)


PER INFO E PRENOTAZIONI Responsabile laboratorio cell 3477175733 email: ideandografica@gmail.com

martedì 10 novembre 2009

I vincitori del concorso di Pertusio 2009

VINCITORI CONCORSIO PERTUSIO


Rossano Cavallari, mi invia i nomi dei vincitori del Concorso di fischietti in terracotta tenutosi a Pertusio (Edizione 2009) e relative immagini che volentieri pubblico.

1 premio Salvatore di Martino
2 premio Sebastiano Ciliberto
3 premio Aurora Calì
Altri Premi Maria Giovanna Zannini / Ettore Gambaretto


giovedì 5 novembre 2009

I laboratori dell'Ass. Genius Loci

I laboratori creativi dell'Ass. Genius Loci

ATTENZIONE:
La sede dei laboratori è nel Sasso Caveoso, Piazza San Pietro, in Rione Pianelle, 30 (scalinata di ingresso Hotel Sant'Angelo)

Ecco un aggiornamento sui nostri laboratori creativi!

Alcune modifiche sulla data dell'incontro dedicato alle artist trading cards:

Il Corso base GRATUITO con realizzazione e scambio delle ATC (Artist Trading Cards) è stato spostato da Sabato 21 Novembre a martedì 24 Novembre ore 16,30 – 18,30 Per adulti e ragazzi a partire da 15 anni di età. Max 10 persone

Adesioni entro il 23 Novembre

La tecnica con la quale realizzeremo le prime Artist Trading Cards sarà il collage.

Per informazioni: Tina Festa tel 335.8185461
e-mail: geniuslocimatera@libero.it


Nel mese di Novembre vi ricordiamo inoltre i due appuntamenti dedicati ai fischietti:

CORSO DI REALIZZAZIONE DI FISCHIETTI IN TERRACOTTA (Tecnica Base)

Il corso è rivolto a tutte le persone a partire dai 15 anni di età.
In un unico incontro di tre ore sarà possibile apprendere la tecnica base per realizzare i fischietti in terracotta.

Sabato 14 Novembre ore 15,30 – 18,30
(Adesioni entro le ore 12,00 del 13 novembre)

Sabato 28 Novembre ore 15,30 – 18,30
(Adesioni entro il 27 Novembre)

Costo del laboratorio 25,00 (+ euro 10,00 di quota Associativa per l’anno 2009-10) Per informazioni ed iscrizioni: Piero Colapietro 333.7126287 - geniuslocimatera@libero.it

Ed ora eccovi i nuovi laboratori dedicati ai bambini (da 6 a 12 anni) e presentati da Sonia e Giovanna, giovani e competenti animatrici dell'Associazione Genius Loci.

IL MONDO CHE VORREI
(tecnica della cartapesta)

il Mondo che Vorrei è una piccola occasione dedicata ai bambini per lanciare ai “Grandi della Terra” un pacifico grido di speranza, che troppo spesso ci vediamo costretti a reprimere, affinché vengano riconsiderati i genuini e fondamentali valori della vita.Con la tecnica della cartapesta si realizzeranno dei mondi in miniatura. Ogni bambino personalizzerà la sua creazione secondo una propria visione, dando spazio alla fantasia e all’immaginazione, due grosse potenzialità, che vanno sempre nutrite.

Ogni mondo creato, simbolo di pace, diventerà un elemento decorativo per un grande albero di Natale *.

Sono previsti due incontri: ATTENZIONE: il primo incontro previsto per il 15 Novembre è stato spostato a Domenica 22 Novembre dalle 17,00 alle 18,30.
LA DATA DEL SECONDO APPUNTAMENTO SI CONCORDERA' INSIEME.

Destinatari: Bambini dai 6 ai 12 anni
Costo totale: 12 euro ( esclusa l’iscrizione all’Associazione)

Responsabile del laboratorio: Sonia Marazia affiancata da Giovanna Fraccalvieri
Per informazioni e prenotazioni:

Sonia Marazia cell 3477175733 email: ideandografica@gmail.com

* Gli enti pubblici, le parrocchie, i negozi della città di Matera che volessero abbellire il loro grande albero di Natale con i lavori realizzati dai bambini, possono contattare il numero 3477175733. Rendiamo speciale questo Natale!7


POLLICIONE ED I PRIMI ARTIGIANI


Gratuito!!!

Domenica 29 Novembre

POLLICIONE E

I PRIMI ARTIGIANI


Ma davvero il pollice opponibile ci distingue tanto dagli altri esseri viventi?

Bè, sì! Scopriremo, infatti, quante cose si possono creare grazie al nostro amico Pollicione!


"Costruzione di vasi in argilla con la tecnica del pollice"

Laboratorio del ciclo
“Costruiamo il museo divertendoci”.

Scarica qui il programma dell'intero corso!

Condotto da Giovanna Fraccalvieri affiancata da Sonia Marazia.

Domenica 29 Novembre Ore 17.00 – 19.00

Prenotazione obbligatoria entro il 27 Novembre 2009

Cosa faremo?
Realizzeremo e decoreremo dei piccoli vasi in argilla con la tecnica del pollice decorandoli poi con delle texture per impronte e traccia.

Per informazioni e prenotazioni: Giovanna Fraccalvieri
cell. 3807272907;
tel. 0835333290
e-mail: romha@tiscali.it

mercoledì 4 novembre 2009

"Cuchi" in mostra a Bassano

"CUCHI"
DA TUTTO IL MONDO
in mostra a Bassano
dalla collezione
del MUSEO DI CESUNA

Da sabato 7 a domenica 29 novembre 2009

E' la prima volta che un'ampia selezione della raccolta internazionale del Museo di Cesuna lascia l'Altopiano. L'esposizione sarà inserita nella sala Remondini che ospita stabilmente originali del '700 di stampe, carte, libri della storica stamperia bassanese: un accostamento significativo per esaltare due arti popolari, i "fischietti" di ceramica e le stampe, che hanno reso famoso nel tempo il nostro territorio. Per l'occasione Vania e Gianfranco Valente, ideatori e conservatori del Museo di Cesuna, presenteranno una edizione speciale e limitata del "Cuco", emblema del Museo.

Inaugurazione della mostra: sabato 7 novembre alle ore 18

Luogo dell'evento: Carteria Tassotti - Sala Remondini
Via Ferracina 16/18 BASSANO DEL GRAPPA

Orari apertura: 10-12.30; 14.30-19.30
(Domenica compresa, Lunedì: chiuso al mattino)

Per informazioni: tel. 0424-523013

www.museodeicuchi.com

venerdì 30 ottobre 2009

MEMORIE E SUONI DI TERRA conversazioni con i Maestri costruttori di ceramiche sonore

LA RAZZA DEI VASAI – la famiglia Peci e i fischietti di Ripatransone

“No, figlioli, non sono un ceramista ma un vasaio! E’ questa l’arte del sottoscritto”. Ci corregge con queste parole Innocenzo Peci, e lo fa in maniera garbata ma decisa. Siamo a Ripatransone (Ascoli Piceno), dove abbiamo chiesto al signor Peci di parlarci delle sue terrecotte e soprattutto dei suoi fischietti, produzione artigianale che nelle Marche ha in lui l’ultimo discendente diretto. Lo incontriamo nel museo che ha voluto creare per il piacere di raccontare queste vicende e tramandare la memoria di un mestiere pressoché scomparso.
All’inizio della nostra conversazione Innocenzo puntualizza dunque di essere vasaio, rivendicando con orgoglio l’identità del mestiere suo e dei suoi antenati: non una produzione di ceramica aulica, destinata al consumo delle classi più agiate. Piuttosto una terracotta popolare: pezzi realizzati con maestria ma di uso quotidiano, acquistati e utilizzati nelle case dei contadini delle campagne e del popolo dei paesi circostanti.

L’anziano artigiano continua il suo racconto davanti a un pannello che raffigura la genealogia della famiglia Peci. Si parte da Bartolomeo – nato nel 1802 e che lavorò come vasaio nella vicina Massignano - fino ad arrivare a lui, Innocenzo. In tutto sono 207 anni di storia “Noi siamo la razza dei vasai. Il ceppo dei vasai era di Massignano, un paese a 10 km da qui. Fu Domenico Peci – Nonno Mimì - il primo a trasferirsi a Ripatransone. Qui hanno lavorato mio Nonno, mio Padre ed il sottoscritto”.

Terracotta che narra storie di vita
Innocenzo Peci è felice di dedicarci il suo tempo, e ci mostra entusiasta il Museo del Vasaio. Il primo ambiente – dedicato al vasellame - conserva l’aspetto di una bottega artigiana, con al centro un tornio a pedale e lungo le pareti i pezzi – oltre 500 - disposti su mensole rustiche. Ci sono decine di tipologie morfologiche diverse. Il signor Peci le indica con una bacchetta e spiega pazientemente funzioni e caratteristiche peculiari di ognuna. Il racconto si arricchisce di suggestioni, perché ogni pezzo fornisce lo spunto per un piccolo affresco sui costumi e gli usi di una società rurale ed arcaica:
“Questa brocca serviva a mantenere l’acqua fresca. A Ripatransone avevamo più di 20 persone che la mattina andavano in campagna a lavorare la terra, con il somarello. La brocca con l’acqua la mettevano sotto terra, in modo che si manteneva fresca da bere. Per questo è senza vernice, in modo che respira”.
“Questa campana serviva al coltivatore. La massaia, quando era mezzogiorno, suonava la campana per avvertire che era ora di pranzo”.
“Questa brocca speciale serviva per bere acqua e limone. Era la bevanda usata quando c’era la mietitura, ed abbiamo cambiato il becco per fare uscire un pezzettino di limone”.
“Qui abbiamo i bracieri. Questo tipo qui lo usavano solo i signori, perché la povera gente non ce lo aveva: ci scaldavano i saloni. Quest’altro è da teatro: la perpetua lo preparava in modo che il signore se lo portava dietro. E questo è per dentro casa”.
La maggior parte dei pezzi sono realizzati da Innocenzo e dai suoi fratelli, ma ci sono anche i lavori del Nonno e del Bisnonno, fortunatamente conservati nella bottega attraverso i decenni come modelli. I nomi dei diversi oggetti ci appaiono spesso curiosi e pieni di suggestione: “la monaca”, “l’asso di coppe”, “le coccette della Maddalena”, e così via.

Generazioni di fischietti in mostra
Poi Innocenzo ci conduce nel secondo ambiente, dedicato interamente ai fischietti, che sono circa 600.
“Già 100 anni fa, il mio Bisnonno i fischietti li vendeva il 22 luglio alla festa patronale di Ripatransone. La mia famiglia vendeva anche fuori da Ripatransone, facevamo le fiere. I fischietti comunque erano una cosa annuale, si vendevano giusto per la festa della Maddalena. Oppure erano regali che si davano ai clienti, e facevano felici i loro figli.
Questi fischietti si fanno interamente a mano, il tornio non c’entra niente. Solo questo è fatto al tornio” (indica un classico fischietto ad acqua che riproduce un vaso in miniatura, con un uccellino sul bordo). [1]
Un grande elemento di fascino del museo è dato dalla possibilità di ripercorrere la storia delle diverse generazioni della famiglia Peci attraverso i loro fischietti. Ci sono infatti i pezzi di Domenico – bisnonno di Innocenzo - Emidio – il nonno - Antonio e Cesare – il padre e lo zio – e ovviamente quelli di Innocenzo e dei suoi fratelli. Al di là delle anche considerevoli differenze stilistiche tra questi artigiani – ben delineate da Vito Giovannelli nello studio “Fischietti in terracotta di Ripatransone e Massignano”[2] – salta agli occhi come vi sia uno stile comune della famiglia Peci, e come alcune tipologie morfologiche si siano mantenute pressoché invariate nei secoli. Ce lo conferma Innocenzo: “Le forme come il galletto o il fischietto ad acqua sono le stesse di una volta. Le facevano uguali 100 anni fa.” Così ad esempio alcuni animali o i carabinieri di Innocenzo ricordano molto quelli di suo Nonno e di suo Padre.
Le forme più comuni sono quelle del gallo - “simbolo ripano” secondo Innocenzo – del pesce appoggiato su una sorta di piedistallo, del cavallo, della campanella con o senza un uccellino in cima. Soprattutto del nonno Emidio esistono anche numerosi fischietti di soggetto religioso, raffiguranti madonne e santi. Al di là dei fischietti, una menzione a parte la meritano le pipe in terracotta di rara bellezza, produzione tradizionale importata da Massignano.
Innocenzo ripropone un po’ tutte queste forme tradizionali, ma si diverte anche ad innovare e creare per i suoi fischietti decine di tipologie morfologiche diverse e spesso bizzarre.
La decorazione dei fischietti
A vederli in fila sugli scaffali del museo, si direbbe che i fischietti di Innocenzo siano un omaggio ai colori della bandiera italiana. A parte i pezzi lasciati grezzi, prevalgono infatti decisamente le tonalità del verde, del rosso e del bianco. A volte il tricolore viene riprodotto addirittura sullo stesso fischietto.
Sono questi i colori prevalenti anche nella produzione delle precedenti generazioni di artigiani della famiglia Peci, con una colorazione che avveniva generalmente a freddo. L’artigiano ci racconta d’altronde che quando era giovane lui la gamma dei colori possibili era limitata, dato che erano gli stessi artigiani a fabbricarseli: “il verde si faceva con le scaglie del ramaio macinate. Per il marrone invece si andava dal fabbro e si prendeva il ferro. Bisognava conoscere bene le dosi. Ad esempio a 1 kg di rame si aggiungeva 1 kg di piombo già bruciato e 1 di arena. Ce ne voleva una speciale, non bastava una sabbia qualunque. Anche per il piombo bisognava sapere scegliere quello puro, perché c’era chi ti fregava. Insomma bisognava conoscere un pò la chimica”.
Un diverso stile di decorazione che Innocenzo ha ereditato dai suoi antenati - molto semplice ma che a noi sembra particolarmente suggestivo - è quello acromo ottenuto tramite graffiature fatte sul fischietto ancora crudo con chiodi ed altri utensili, ma anche con l’uso delle semplici unghie.

Anche suonare i fischietti è un’arte
Il signor Innocenzo oggi ha 87 anni, e parla con appena un filo di voce; quando prova i suoi fischietti, tuttavia, ne esce un suono forte e chiaro. Non sembri un esagerazione se diciamo che Innocenzo mostra di essere un Maestro non solo nel modellare, ma nel “dare voce” ai suoi pezzi. Ascoltando attentamente l’espressività dei suoni che i diversi pezzi emettono, ma anche le parole con cui ogni suono viene “spiegato”, ci si rende conto che Innocenzo “interpreta” i suoi personaggi d’argilla: “questa è una gallina vecchia, e fa un chicchirichì un po’ così; invece questo cavallo è più arzillo e fa un bel suono”. Possiamo anche testimoniare che dal fischietto ad acqua esce fuori un vero “assolo di usignoli” che solo polmoni esperti come i suoi sarebbero in grado di riprodurre.

La bottega storica di via Cuprense
Il locale dove è stato allestito il museo non è la bottega storica che i Peci gestirono a Ripatrasone per 143 anni, dal 1818 al 1961. Quando chiediamo notizie di quest’ultima, Innocenzo si mostra ancora una volta disponibile: “la vogliamo andare a vedere? Allora arriviamo qui a lì cuccià”. Questo nome non indica altro che la zona di Ripatransone dove si lavorava la terracotta, come ci spiega strada facendo il signor Peci: “questa si chiama la zona de lì cuccià, perché ci lavoravano i vasai. Quando ero giovane c’erano due botteghe. Una stava sopra a un torrione, e poi noi. Credo che anche gli altri fossero di Massignano, perché la razza dei vasai proviene tutta da li. Roba di forse 200 anni fa. Avranno chiuso la bottega da 20-30 anni”.
[3]
La zona dei vasai è a ridosso delle mura medievali di Ripatransone. Per raggiungerla dal centro del paese scendiamo alcune scalinate che in breve ci portano ad una antica porta d’accesso alla città; accanto a questa c’è la vecchia bottega di via Cuprense. Riconosciamo il luogo raffigurato in una suggestiva foto d’epoca che avevamo notato al museo. Vi si vedevano le mura, la porta, e sistemati per terra centinaia di vasi, brocche e altri articoli prodotti dalla bottega dei Peci.

La vista di questo luogo sembra suscitare in Innocenzo ricordi ancora più vivi della nostra chiacchierata al museo: “quante notti abbiamo passato qui al lavoro! Non saprei dire a che età ho cominciato a fare il vasaio. Ci son nato. In bottega lavoravano due fratelli: mio padre e mio zio. Alla preparazione dei pezzi ci pensava mio Padre, mentre Zio era l’artista, era quello che faceva ad esempio le brocche. Dovete sapere che non è affatto facile far venire la forma di una brocca di 20 litri. Devi lavorare con il braccio e badare che lo spessore sia quello giusto”.
Arriviamo davanti all’ingresso del laboratorio, che giace in un visibile stato di abbandono. Metà del portone di legno è divelto, e all’interno - tra la vegetazione che infesta la costruzione - si intravede un cortile ed oltre questo una struttura parzialmente diroccata.
Innocenzo ricostruisce come erano organizzati gli spazi nella bottega: “qui era l’ingresso, qui c’era il deposito della terra, qui mettevamo centinaia di fascine di legna. Di forni ne avevamo due, che sono dentro. Uno si usava per fare il biscotto – che non è quello che si magna, è la prima cottura dell’argilla! Il secondo per la seconda cottura, che si fa dopo la smaltatura”.
Nel museo avevamo visto anche un’altra foto d’epoca, che ritrae la fornace con dentro il vasellame accatastato ed incastrato in maniera da riempire tutto lo spazio disponibile. Evidentemente i Peci sapevano bene che alimentare per dei giorni interi il fuoco con le fascine di legna sarebbe costato fatica, e facevano in modo che ogni infornata fosse sfruttata al massimo.
Era un lavoro duro, ed anche pericoloso. Ad esempio l’ossido di piombo quando va in ebollizione butta il veleno. Mio Padre c’è morto. A 40 anni lasciò 4 figli a mia Madre. Ma che vuoi fa!
E poi quando ero giovanotto su questa discesa davanti alla bottega passava tutto il luridume di Ripatransone, il fosso. Tutta la roba dei gabinetti passava di qua, ma senza tubi”.
Il signor Peci è visibilmente amareggiato per lo stato in cui versa l’antica bottega: “Ora è un disastro, sarebbe bello recuperarla e farci un teatro, o magari anche un locale per bere. Ora è tutta proprietà del comune”. Non possiamo che essere d’accordo: la bottega di via Cuprense è un patrimonio importante per la città di Ripatransone, che andrebbe valorizzato.

Terra rossa e terra bianca
Passiamo oltre, uscendo dalle antiche mura di cinta; ancora oggi qui prevale un paesaggio rurale. Il signor Peci ci indica qualcosa: “qui a poche centinaia di metri c’erano le fonti. Ci venivano le donne a lavare i panni e ci andavamo anche noi a prendere l’acqua che serviva per lavorare.
Anche la terra la andavamo a prendere qui vicino, in quella direzione. Noi stiamo sopra l’argilla a Ripatransone! L’argilla che usavamo era diversa a seconda dell’uso. Qui c’era una qualità di terra rossa, buona per fare tutte le pentole da fuoco o gli scaldini. Contiene ferro, e si usa per tutti gli utensili che vanno a contatto con il fuoco.
Invece per quella bianca – che serviva per fare brocche e il resto - andavamo a due chilometri da qui. Quella è senza ferro, se fai un po’ così con la mano si sente la differenza.
A prendere l’argilla prima ci si andava con il somaro, poi abbiamo preso un cavallo; ricordo che si chiamava Giorgio.
Nel ’24 ci siamo comprati la 505 della Fiat e così ci siamo fatti il camion. Per fare le fiere prima si usava il cavallo, poi siamo stati i primi commercianti della provincia ad usare il camion. Non vendevamo solo le nostre cose, eravamo dei mezzi grossisti: noi facevamo i modelli base di piatti, mentre altri pezzi venivano dalla Lombardia, dalla Toscana. Facevamo venire i bicchieri dalla Toscana, i piatti da Mondovì, dove usavano una terraglia che costava meno”.

Dopo la chiusura dell’officina
E’ la signora Teresa, moglie di Innocenzo, a riassumere in poche parole i quasi 50 anni di vita passati da quando - nel 1961 - la bottega di via Cuprense chiuse i battenti.
“Abbiamo chiuso l’officina perché per varie ragioni i fratelli di Innocenzo si erano dedicati ad altro, e da soli non ce la facevamo a portare avanti l’attività. C’era l’occasione di gestire un ristorante e ci siamo detti: proviamo!
Poi nel 1978 abbiamo lasciato anche il ristorante perché i figli si erano fatti grandi ed avevano preso un’altra strada. Da soli per noi era faticoso gestirlo. Mettere del personale è una cosa diversa da gestire un locale famigliare, e non ce la si faceva. Il locale poi era di una banca, che lo rivoleva indietro. Allora ci siamo detti: sai che c’è? Lasciamo perdere!
Lui ha ripreso a fare il negoziante, aprendo un negozio di casalinghi. E poi è andato in pensione e si è dedicato di nuovo a fare il vasaio per passione”.
Chi ha provato la cucina del ristorante Sammagno giura che i Peci siano degli artisti anche come ristoratori. Ed anche in questo campo Innocenzo vanta importanti riconoscimenti e citazioni in prestigiose guide gastronomiche.

Oblio e riscoperta dei fischetti marchigiani
Nella sua accurata monografia,
Vito Giovannelli [4] nota come gli artigiani costruttori di fischietti delle Marche siano stati a lungo trascurati non solo dai cultori della ceramica artistica, ma persino da quegli studiosi che negli ultimi decenni del XX secolo si sono occupati di recuperare e valorizzare il patrimonio costituito dalla terracotta popolare e in particolare dai fischietti.
Nella mostra organizzata nel 1995 dal Museo delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma – che insieme alla pubblicazione a questa collegata
[5] costituisce ancora oggi uno dei principali punti di riferimento per gli studi sul settore - i fischietti marchigiani furono rappresentati da soli 4 pezzi. Si trattava peraltro di fischietti acquisiti dal museo nel 1910, e nessun nuovo fischietto andò ad arricchire la collezione.[6] I ricercatori del Museo svolsero un prezioso lavoro di approfondimento della produzione residua di fischietti nelle diverse regioni italiane, ma purtroppo Ripatransone, Massignano e le intere Marche ne rimasero sostanzialmente escluse. Unico elemento di attenzione per gli artigiani ancora attivi fu costituito da un breve cenno a Innocenzo Peci, inserito in nota della pubblicazione.

A distanza di oltre 20 anni, possiamo dire che finalmente la tradizione artigianale della famiglia Peci, e più in generale la produzione di fischietti marchigiani, hanno ottenuto l’attenzione che gli competeva. Oggi Innocenzo Peci è meritatamente fra gli autori più conosciuti e amati da appassionati e collezionisti.
Vari fattori hanno contribuito al crescente interesse verso questa famiglia di artigiani.
In primo luogo i fischietti di Innocenzo hanno partecipato a numerose rassegne dedicate alla ceramica fischiante, distinguendosi per la loro bellezza ed aderenza alla tradizione, e guadagnandosi numerosi riconoscimenti. Per citare solo le manifestazioni più conosciute e prestigiose la rassegna di Caltagirone gli ha assegnato il Premio Parini, mentre la Biennale di Canove di Roana ha sottolineato il valore della sua produzione con menzioni speciali.
In secondo luogo ha contribuito a valorizzare i fischietti di Ripatransone il lavoro di ricerca di appassionati come Giovannelli, Barcaro e Brunetti.
[7]
Ma soprattutto, bisogna ringraziare l’ostinazione dello stesso Innocenzo, che per decenni si è speso per evitare che la memoria della tradizione artigianale dei vasai di Ripatransone e Massignano andasse perduta. Dal 1989 il signor Peci ha dato un contributo fondamentale alla nascita del Museo della Civiltà Contadina ed Artigiana di Ripatransone, donando molti pezzi per costituirne la collezione ed esercitando per anni l'attività di guida museale e di istruttore di una serie di corsi per la conservazione dell’arte dei vasai. Nel 1993 ha poi deciso di realizzare il museo del vasaio, utilizzando locali attigui alla propria abitazione privata.
Sua moglie ricorda: “Innocenzo ha contribuito a mettere su il museo della civiltà contadina e gli e ha dedicato tanto tempo. Poi non è andata bene perché a volte giovani e vecchi lavorano in maniera diversa. Allora ha pensato: ora il museo me lo faccio da me! Ha iniziato piano piano e lo costruito. Sono venute tante persone a visitarlo in questi anni, anche scolaresche. Fino a poco tempo fa lui si metteva alla ruota e faceva vedere a tutti come lavorano i vasai”.
Concorda anche Innocenzo: “E si, sono passate tutte le scuole d’Italia da questo museo!.”
Bibliografia e sitografia
Lo studio più accurato e completo sulla produzione marchigiana è il più volte citato “Vito Giovannelli, Fischietti in terracotta di Ripatransone e Massignano (Marche)”, Ed. Italica – Pescara, Sibilus Caltagirone, 2000. La presentazione è di Salvatore Cardello. Lo studio è purtroppo esaurito, ma un estratto riguardante il Museo del Vasaio è visibile sul sito web
http://web.tiscali.it/nuccicarlo/musei.htm. Il testo di Giovannelli è inoltre interamente riprodotto all’interno di Sibilus 4, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo Caltagirone, Caltagirone 2004. Alcune copie di questa pubblicazione sono ancora reperibili presso l’Azienda Autonoma.
E’ invece esaurito Sibilus 1, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo Caltagirone, Caltagirone 1993, contenente una breve nota su Innocenzo Peci all’interno dell’articolo di Marzia Barcaro e Mario Brunetti, La Terra che suona - brevi annotazioni su una collezione.

Un video che mostra Innocenzo Peci nel suo Museo del Vasaio è visibile sul sito
http://www.fergidmultimedia.it/intervista_a_innocenzo_peci.htmlù
Una scheda con informazioni biografiche ed un breve CV di Innocenzo Peci si trovano al sito
http://www.olivierilillo.it/ripa/peci.htm

Musei
Il Museo del Vasaio di Ripatransone è in via Garibaldi 42. Pezzi di Innocenzo Peci possono essere ammirati anche presso:
- la Mostra del Fischietto di Caltagirone (CT);
- il Museo della civiltà contadina ed artigiana di Ripatransone (AP);
- il Museo delle dei Fischietti e delle Pipe di Massignano (AP);
- il Museo dei Cuchi di Cesuna (VI).

Note
[1] Altra tecnica usata dalla famiglia Peci per modellare i fischietti – anche se meno di frequente - è quella dei calchi in gesso, come dimostrano alcuni stampi in mostra al museo del vasaio.
[2] Vito Giovannelli, Fischietti in terracotta di Ripatransone e Massignano (Marche)”, Ed. Italica – Pescara, Sibilus Caltagirone, 2000.
[3] Si tratta probabilmente della famiglia Mignini, che, come documentato da V. Giovannelli (op. cit.), avevano la fornace presso un torrione di guardia.
[4] V. Giovannelli, op.cit
[5] Paola Piangerelli (curatrice), La Terra il Fuoco, l’acqua, il soffio - la collezione di fischietti di terracotta del Museo delle Arti e Tradizioni popolari, Edizioni De Luca, 1995.
[6] Gli stessi 4 pezzi furono esposti nella storica mostra delle arti popolari organizzata sempre dal MATP del 1911. Da notare che a quell’epoca una circostanza fortuita contribuì a ridimensionare la collezione di fischietti marchigiani: una serie di altri pezzi acquistati per l’esposizione andarono smarriti durante la spedizione, o forse arrivarono in frantumi.
[7] V. Giovannelli, op. cit.; M. Barcaro e M. Brunetti, La Terra che suona - brevi annotazioni su una collezione, in Sibilus 1, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo Caltagirone, Caltagirone 1993
Il testo e le foto sono proprietà di Massimiliano Trulli. Vietata la riproduzione

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